Angelo Giubileo-nota esplicativa al saggio “L’Homo erectus e la morte irredimibile del sacro” dell'autore



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Da: Angelo Giubileo  


Cosa significa che Dio è morto e l'abbiamo ucciso noi? In realtà, "Dio" rappresenta l'immagine compiuta del "sacro" o meglio dello spazio, che chiamiamo sacro, in cui l'umano da qualche centinaia di migliaia di anni intende conservare o meglio "chiudere" l'esperienza, individuale e collettiva, della vita passata, presente e futura. Ma: la storia dell'evoluzione, gli approdi più recenti delle scienze cognitive, le analisi e le ricerche più approfondite inerenti alle diverse forme del linguaggio umano comunicativo (alfabetica, logico-matematica, logico-causale, e in particolare il mito) dimostrano incontrovertibilmente che Noi Sapiens odiamo i circoli chiusi, i cortocircuiti comunicativi, e abbiamo imparato a giocare abbastanza bene con i mattoncini del Lego espressivo (FERRARA 2019). E quindi: non può esserci uno scopo definitivo o meglio uno spazio "chiuso" in cui avremmo imparato a rifugiarci in cerca di salvezza, una salvezza che tuttavia non esiste, non è mai esistita e, in definitiva, non può esistere, perché tutto è e resta in gioco, ogni cosa è possibile, perché ogni cosa, l'essere "è" e non è possibile che non sia (PARMENIDE). In altri termini, si tratta del de-stino stesso dell'umano ovvero lo spazio "aperto" originario, "principio e fine", questo sì, di un'avventura, quale che sia, incerta, unica e irripetibile. GIORGIO DE SANTILLANA e HERTA VON DECHEND (1969) hanno scritto nella loro monumentale e più che mirabile opera, Il mulino di Amleto: "… Gli autori dell'Antico Testamento avevano sviluppato una certa qual presunzione, toccò poi al cristianesimo salvare e ristabilire le proporzioni cosmiche insistendo sul fatto che solo Dio poteva offrire se stesso in espiazione …". Mediante il linguaggio della storia e del mito questo sta a significare che Dio è morto e noi l'abbiamo ucciso, per sempre. Perché il destino dell'umano - che dall'inizio alla fine della nostra esperienza consapevole autonoetica ci appartiene e forse ci distingue da tutte le altre specie viventi - è appunto questo. Niente è mai definitivo, tutto è incerto. Lo spazio che occupiamo è, resta e resterà sempre "aperto" al futuro in-certo che verrà, sempre e comunque.

Angelo Giubileo

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