Vitaldo Conte: Tango Rosa Rossa Futurismo (Dyonisos 10) (anche in Sguardi di Eros Donna - Tiemme Edizioni Digitali, 2020

 
 
"La Donna: Rosa Rossa creazione di Ritual Tango" di V Rose (pseudonimo letterario di Vitaldo Conte)

Il testo è pubblicato su Arte e Musica, Dionysos n.10 (Ed. Tabula fati, 2020). Il testo più ampio è sull'e-book dell'autore Sguardi di Eros Donna (Tiemme Edizioni Digitali, 2020).

1. La rosa rossa può essere una narrazione del desiderio. Ma è anche il simbolo di un percorso di passione e rinascita. La rosa rossa antica, perduta, può esprimere la metafora di un mondo che non si ritrova più. La nostalgia per questa perdita è simile a quella dell'antico tanguero a Buenos Aires, cosciente dell'ineffabilità dell'attimo fuggente.
La nostalgia era il sentimento dominante che l'emigrante sentiva pulsare nella propria interiorità, dopo anni di distanza dalla partenza. Ciò lo induceva a ricercare un ricordo del mondo di appartenenza che aveva lasciato: come quello della sua terra e dell'amore lontano. Volerlo rivivere, il più delle volte, si rivelava deludente per l'impossibilità di ritrovarlo ancora nel presente. Poteva essere allora "immaginato" nelle atmosfere create dal Tango: una danza visiva e vibrazionale, appassionata e assente nello stesso tempo. (...)

Le danze delle sue rose rosse sono perturbanti. Se durante uno degli iniziali duelli-tango tra uomini arrivava una donna, questa – come segno di sfida verso il maschio –, lo affrontava nel ballo con il corpo di una rosa rossa fra i denti: se era un bocciolo significava che era ancora vergine. Queste prime donne, che ballavano il tango, ¬non usavano un'arma tagliente ma una rosa rossa, che, nel dualismo alchemico del ballo, voleva significare un'arma invisibile: "combattevano" disarmate, ma non per questo erano meno pericolose. La loro arma era nelle seduzioni del loro corpo in movimento.
(…)

5. «Il Tango ti aspetta, non ha fretta e puoi incontrarlo e non riconoscerlo, tanto prima o poi gli cadi tra le braccia». Il Tango, è stato detto, è come un vizio: una volta conosciuto non puoi farne a meno.
L'alchimia del Tango ha suggestionato, con la sua struggente ed erotica significazione, i linguaggi della creazione: come nel campo della moda con i suoi accessori caratterizzanti. Questi hanno influenzato (e continuano a farlo) culture e periodi storici, esprimendo dei veri e propri stili.

Il rosso e il nero sono i colori dominanti nell'espressività del tango. Il rosso è tango in quanto è un colore che emana forti passioni (gelosia, attrazione, aggressività). Il rosso può divenire sinonimo di lussuria: come il colore dei capelli e delle labbra delle donne più provocanti. Il rosso dialoga però con il nero. Il nero esprime il contesto e l'ambientazione che include anche il buio: quell'assenza di luce caratterizzante i luoghi dove si balla; l'atmosfera torbida e malinconica dei bordelli argentini con la continua presenza-proiezione del corpo femminile.

Dal 1910 il Tango comincia a uscire dalle periferie della città per diffondersi oltre frontiera. Dapprima a Parigi e poi in Europa, dove si aprono, per i signori dell'alta borghesia, locali anche lussuosi: dove è possibile assistere a spettacoli, ballare e naturalmente trovare compagnia. (...) La provocazione e la licenziosità delle origini del tango vengono "purgate".
La "normalizzazione" del Tango è avvertita da Marinetti in una sintomatica lettera dell'11 gennaio 1914, dal titolo Abbasso il tango e Persifal. In questa denuncia l'illanguidimento di questo ballo: «Barbaro! Un ginocchio fra le cosce? Eh via! ce ne vogliono due! Barbaro! Ebbene sì, siamo barbari! Abbasso il tango e i suoi cadenzati deliqui. Vi pare molto divertente guardarvi l'un l'altro nella bocca e curarvi i denti estaticamente l'un l'altro, come due dentisti allucinati?».

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