Transhumanist Arte in Italia: Letteratura e dintorni



Da Roby Guerra, Futurismo e Transumanesimo. La poetica di Internet (La Carmelina, eBook 2014)

*Sezione....L'ESTETICA TRANSUMANISTA IN ITALIA (2)


Letteratura e dintorni

Nel regno del Verbo e della Parola, sembra arduo, a parte certa nuova fantascienza, in Italia, per la
sua storia quasi metafisica, letteraria, mappare qualche input transumanista, nonostante il futurismo
e poi le stesse neoavanguardie anni 60/70, da Sanguineti eccetera.
Invece, come sempre, è questione di coraggio revisionista, come dovrebbero fare gli storici, e
futuribile, come anche un Eco, nel secondo novecento ha certamente suggerito quale prassi diversa,
rispetto alle amputazioni in nome di Gramsci (ben poco rispettato...) ideologiche ben note.
Paleoumanesimo, defuturizzato speculare quello pseudogramsciano dalla sempre eterna apologia
crociana, reo principale, con il suo celebre parassioma contro la scienza, bollata come mera
macchina strumentale senza profondità flosofica ed etica... Un'aberrazione già nel primo novecento
in Italia, mentre la Terra si riproduceva quasi nella società attuale tecnoscientifica! Un'aberrazione
ripetuta come un manicomio psicotico perpetuamente e tutt'oggi, da certa Intellighenzia e da certa
Didattica, dall'asilo all'università, nonostante lo sbarco sulla Luna, informatica e biotecnologie!
Tuttavia già i manifesti sulla letteratura futuristi, guarda guarda, e molti poeti e scrittori seguaci di
Marinetti, non solo due o tre che le antologie scolastiche si degnano di citare, indicano un
patrimonio congelato da rianimare, embrioni se non corpi prontissimi, ne siamo certi, a adattarsi al
XXI secolo transumanista. Concetti come simultaneità, dinamismo, parole in libertà, senza fili,
chimismo/lirismo matematico., elettricità sessuale (tattilismo), parola o vocabolario se non
dizionario tecnico-scientifico, ecc., sono non solo poi stati riscoperti ed ampliati dalle -nel secondo
novecento- “moderne” linguistica e semiotica, ma dalle cibernetiche tout court.
Sperimentate letterariamente non a caso dalle neoavanguardie, ancora lineari o alineari dei vari
Sanguineti, Zanzotto, Balestrini, Conte, Luzi, Ruffilli, fino alle dislocazioni già totali di Spatola,
Pignotti, Minarelli, Perfetti, Vitaldo Conte, poetico visive e-o sonore cosiddette: tutte
cifre letterarie o della parola, per giocare a fare i tecnici/critici, già esplorate - spesso - con esiti
ancor oggi più convincenti, sebbene, ovvio, con scansioni fatalmente più intuizionistiche, che
analitico-logiche o “cibernetiche”- dai vari Marinetti..., Palazzeschi, Govoni, Buzzi, Folgore e tanti
altri, fino allo stesso già concreto... Belloli eccetera.
E il medium messaggio sempre quello, lo zero della sonda attuale transumanista cosiddetta:
l'estetica della macchina, oggi del computer, se si vuole, in ogni caso dell'Artificiale (Virtuale!).
Pure il miglior novecento letterario che comunque spesso attraversò il futurismo rivela tracce, in
ipotetici esami del sangue o elettrocardiogrammi (tanto per non dimenticare il sacro Cuore
ipersensibile dei letterati nazionali), indelebili, piaccia o meno, nei vari Ungaretti e Campana, anche
in certo Montale per certa cifra glaciale, a parte certa saggistica sulla scienza, oggi, forse più
godibile e lungimìrante della sua troppo unanime esegesi postmortem.
Si pensi invece ai pur onorati geni di Rimbaud e Baudelaire, ancora perturbanti. Per non parlare
delle controversie che – non per caso, persistono su autori prossimi almeno per lo spirito a
quest'ultimi, quali lo stesso Marinetti, Pound, Celine e tutta una razza letteraria (più per le idee
spesso che per i paradisi artificaili) quasi a sé, facilmente identificabile fino ai giorni nostri.
Ebbene, Jung e la sua straordinaria teoria degli archetipi ci soccorrono eccome nel captare,
radiografare certa cifra o parola prototransumanista, applicando con il suffisso non molto simpatico,
certo principio di precauzione così di moda e abusato...
Come nella musica, lo stesso Wagner è tacito, certa tensione, slancio superumano, al di là del bene e
del male, della vita e della morte (Vivere pericolosamente, sfdare la morte non proclamò lo stesso
D'Annunzio?) è forse l'iper o micro (ma organico...sic!) significante, meglio simbolo, archetipo ,
vero e proprio DNA immaginario della poetica visionaria e rivoluzionaria del novecento intero, in
particolare del primo novecento, matrice futurista, protofuturista, tardo romantica o meno.
Ecco gli esperimenti segreti primordici, persino ai poeti, transumanisti, di potenziamento psichico
ancor prima che fisico! E tutta la generazione scapigliata dei vari Tarchetti, altro che nichilismo e
pericoloso istinto di morte, certamente altre valenze... percezioni di un altro al di là da venire...
Quando, poi, più vicino a noi, alcuni scrittori scienziati anche d'area (ad esempio proprio Riccardo
Campa) riscoprono un Ippolito Nievo futuribile, o il solito McLuhan proclama Dante e
Shakespeare, con inaudite amplificazioni (molto junghiane invero) precursori l'uno dell'elettricità,
l'altro addirittura di una Cybergaia (o Internet nella sua Anima insospettabile, le parole possono
anch'esse clonarsi e reinventarsi...), ecco che certa impresa “transumanista” nella Parola, disvela
orizzonti impensabili, non circoscrivibile solo ai tempi moderni e oggi postumani.
Tempi net-umani? Come detto in Italia i nuovi futuristi son prossimi ai transumanisti, inclusi i
cosiddetti connnettivisti, certa new wave fantascientifica italiana. Appunto: chi scrive è almeno
nell'ambiente accreditato tra i poeti neofuturisti più significativi di fine secondo novecento, inizio
duemila, quasi un clone - aggiornato - neomarinettiano, in modulazioni anche video e-o sonora.,
dopo le neoavanguardie degli anni '60, 70, 80. In tal senso, più prossimo alla poesia sperimentale
(ma anche critico letterario futuristico) da segnalare lo stesso Giovanni Tuzet, il minimalista
Riccardo Roversi (già area Futurismo-Oggi rivista), il dinanimista Zairo Ferrante, i bolognesi
Valerio Zecchini (noto musicista e scrittore) e il "vitalistico" emergente Leonardo Barbara
All'orizzonte ci sono inoltre i poeti con la p (ma rivoluzionaria) minuscola nativi digitali nano e-o
netfuturisti: Marco Raimondo ad esempio, gli stessi olterartisti (pure poeti elettronici e sonori
Antonio Saccoccio, Stefano Balice, la stessa nota e conturbante estreme Helena Velena; gli stessi
neoacidi... Andrea Leonessa, Benny Nonasky. Oppure - e da decenni protagonista e oggi raro critico
d'area futurista aggiornata persino alla “teoria del tutto” postmoderna e ciberculturale estrema e
superpop, Vitaldo Conte o Vitaldix: gli stessi ancora, extrafuturismo, postavanguardia, in certa
sinergia postumana anche paradossale, urfuturistica ante litteram Sandro Giovannini e l'ex gruppo
letterario Vertex, lo stesso porno scrittore Lucio Scardino (più noto come critico d'arte).
Nomi sempre optional, trottola anagrafica che - se l'editoria italiana non fosse un mausoleo di
pennivendoli spesso al massimo d'artigianato - domanderebbe per la mappatura persino impronte
digitali, la Polizia scientifica prestata agli storici dell'arte...).
Tutti scrittori outsider, fuori dalle varie caste letterarie dei Premi telecomandati. Più noti, ma
messaggeri di parole meno in libertà, per le solite autocatene ideologiche, il laser può anche
illuminare certa recente generation Wu Ming, Luther Blisset, chiunque siano... certa stessa noir e-o
soft erotica generation ( le celebri Isabella Santacroce, Simona Vinci, le overground talentuose
Maria Antonietta Pinna, Gaia Conventi, Grazia Scanavini, Daniela Rispoli, Sylvia Forty, eccetera
eccetera), nuovamente il desiderio almeno inconscio di sconfiggere la morte. Quantomeno come
indizi, battiti d'ala di farfalla in dinamiche ovvio, più ci allontaniamo dal “centro” postfuturista”, se
si vuole aleatorie (ma siamo scienziati sul campo, non geometri greci...).
Il campo, per la Parola, in certo concretissimo senso, è più vasto: la musica elettronica che in tutte
le sue variabili preme verso nuovi valori estetici sonori del nostro tempo, è oggi di massa. La
letteratura elettronica, in Italia, neofuturistica, resta una elite, una nicchia...
ll mondo stesso nel suo divenire diventato un villaggo elettronico (o una città planetaria, se non
spaziale.... dove girano le macchine -satellliti... bombole ad ossigeno quasi degli umani?) mette in
discussione il futuro della Parola e della Letteratura stessa, forse prima o poi sostituibili con nuove
forme di comunicazione anche orale (il binario e gli sms o le chat sono già la lingua volgare
nascente informatica e e transumanista?) ed estetiche ( se non oltre le residue liquide categorie
stesse, verso magari nuove arti totali, senza le microfrontiere di genere classiche, esito della
nascente ciberciviltà – come vagheggiavano...i futuristi! (anche altre avanguardie storiche o meno).
Tuttavia, parola e poeti narravano già prima della Civiltà del Libro o di Gutenberg o dei Letterati:
si confonde in giro, in Italia, in particolare, la morte di una macchina (sic!) Stampa e Libro con la
Parola, destinata comunque, semplicemente alla... Mutazione, a uploadarsi in altre Macchine e
Medium, elettroniche, digitali e chissà che altro. E tale processo, almeno tali impronte.. non
ricordano forse qualcosa, certo nuovo zeitgeist transumanista?
Infine, abbiamo accennato a certa science fiction italiana recentissima, cronaca live: qua a parte il
sottoscritto con la fantascienza (almeno secondo certa critica) la parola transumanista è persino più
o meno diretta: come ben segnala lo stesso Estropico, Ugo Spezza, Giuseppe O. Longo, Marco
Santini, Giorgio Sangiorgi, Federico Granzotto, il geniale "computerpoeta" Giovanni Santostasi;
(spesso anche ricercatori); oppure, gli stessi Michele Nigro, Giuseppe Furnari, Maurizio Ganzaroli (anche videopoeta), Yuri Postiglione, Paolo Molinari.
Più noti, i vari Connettivisti, alcuni già vincitori del prestigioso Premio Urania, sono interfacciati
anche con i Transumanisti. Scrivono sulla rivista Divenire e partecipano ai convegni o recensiscono
libri specifici o d'area sul Corriere della Fantascienza – Fantascienza.com, il più autorevole magazine del genere in Italia. Francesco Verso, Sandro Battisti, Marco Milani, Giovanni Di Matteo, Kremo Baroncinj, Alessio Brugnoli ed altri attestano certamente una nuova parola italiana (e al passo potenziale almeno con il postcyberpunk internazionale, anche nella wave Steampunk ) anche transumanista.
Non ultimo hanno concretizzato almeno nell'avanguardia, finalmente, una via italiana per la
fantascienza. Consapevoli anche di certo intreccio con il Futurismo, in contro-luce illuminano anche
altri input almeno prototransumanisti e anche prestigiosi.
Tutta la matrice futurista, infatti, era fantascienza: manifesti e opere, ad esempio Viaggio al Pianeta
Marte di Enzo Benedetto (anni 30!): già Mafarka il Futurista di Marinetti, proiettava vagiti che
arrivano persino ai Super Robot giapponesi, ai Transformers e Terminator...al Cyborg. Di rilevo
nella letteratura italiana di fine novecento le analisi stesse dei vari Renato Giovannoli (del giro di
Eco) o dello stesso De Turris. Con una ciliegia finale: anche se edulcurato in mero Fantastico, un
certo Calvino - si veda oltre alle opere, il suo stupendo saggio tutt'oggi pre-transumansta,
"Cibernetica e Fantasmi", attraversa senz'altro la nuova poetica postumana...