Transhumanist Arte in Italy: Musica Elettronica e dintorni

Da Roby Guerra, Futurismo e Transumanesimo. La poetica di Internet (La Carmelina, eBook 2014)

*Sezione....L'ESTETICA TRANSUMANISTA IN ITALIA (1)

Musica Elettronica e dintorni

La Scuola di Colonia di Karl Heinz Stockhausen prima e il technopop dei Kraftwerk, in particolare, tra i padri universalmente riconosciuti della Musica Elettronica, nell'ambito di certa musica contemporanea del secondo novecento, non soltanto hanno avuto echi (e spesso presenze e concerti degli artisti succitati) in Italia, ma ha certamente influenzato direttamente generazioni di musicisti d'avanguardia dell'altro ieri e di oggi e certamente del futuro prossimo. 
Sempre nel secondo novecento, anche in Italia, persino alcuni accademici ma esperti nelle avanguardie e sulla nascente stessa cultura mediatica (o di massa come si diceva...) hanno espressamente parlato per certa arte del novecento stesso, prossima a sinergie futuribili e scientifiche, di nuova estetica tecnologica. Ad esempio Renato Barilli, Adriano Spatola, la stessa Lea Vergine (che parlava di Arte Programmata) e diversi altri ricercatori.
Stockhausen e i Kraftwerk non casualmente disquisivano programmaticamente di musica della scienza e dell'era industriale (il gruppo pop persino di nuova musica popolare industriale stessa).
Diversi ma complementari certi sfondi culturali: tra matematica e fisica, elettronica pura e
sperimentale Stockhausen; il noto ciberprofeta Marshall McLuhan per i Kraftwerk (e lo stesso Barilli in certa misura). Ora, senza tanti fronzoli accademico-musicologici, non pertinenti in questo lavoro, quel che caratterizza sia certa arte transumanista che la musica elettronica è nel sottomenu specifico musicale il primato del suono elettronico, dai primordiali oscillatori di rumori a sintetizzatori e moog infine a sequencer e lap top (il computer e cloni) o aggeggi affini (spesso inventati dai tecnomusicisti stessi, come certamente i Kraftwerk).
E' tutto un discorso centralmente, strutturalmente, filosofico, consapevole nella forma o nella non forma comunque sul medium macchina-computer. Verso - come contenuti e-o messaggi - in realtà neppure tacitamente (in quanto trasparente l'obiettivo medium-messaggio, senza sovrastrutture ancora "tradizionali" lineari), sia la musica della scienza, sia la musica dell'era tecnoindustriale.
Naturalmente, almeno per l'Italia, la matrice viene anche se non in termini diretti e netti proprio dalla rivoluzione musicale futurista di Marinetti e nello specifico dai vari Pratella, Russolo, Mix e altri... Manifesti futuristi della musica, strumenti eroici come Intonarumori eccetera, non soltanto hanno inventato con altri input "contemporanei", la musica d'avanguardia e-o sperimentale, ma il senso di una nuova musica verso la scienza e verso la società tecnologica erano già in primo piano.
Nel secondo novecento, in Italia abbiamo avuto, influenzati anche vuoi dai futuristi vuoi da
Stockhausen, musicisti sperimentali come Berio o Maderna (e molti altri): oppure, in tempi più recenti a partire dagli anni '70, anche dai futuristi e dai Kraftwerk (e quest'ultimi l'han anche spesso affermato ai media e hanno anche interagito con certo neofuturismo francese- J.M. Vivenza, bruitista, dell'Electro Institute di Grenoble in sinergia pure con certo futurismo italiano del secondo novecento - Benedetto, Fiore, Conte, chi scrive.. anche e altri).
E insospettabili, in Italia, forse, i musicisti più prossimi al tecnopop e alla electrodisko
kraftwerkiana, parallelamente al boom technopop tedesco kraftwerkiano e poi anglosassone (Bowie, Eno, Ultravox, Stranglers, Gary Numan, Human Leaugue, Heaven 17, Talkin Heads, Devo e Pere Ubu in Usa, i Rokets stessi in Francia e molti altri, fino in quella fase ai Depeche Mode, i D.A.F., prima della successiva wave techno-house e affini degli anni 90, 2000...).
Oltre allo stesso Battiato, crocevia ineguagliato tra le due modulazioni elettroniche di derivazione colta... europea, alle origini ultrasperimentale prima del boom pop, negli anni 70, 80, in Italia, electromusicisti come Giorgio Moroder, Gino Soccio, Krisma, anche i Righeira e i primi Decibel, gli stessi più punk CCCP (C.S.I), il cult a suo tempo Fausto, i meno noti Gaz Nevada, Pale Tv, Aviator Dro, Intelligence Department, lo stesso Flavio Paulin (ex Cugini di Campagna!), lo stesso celebre Alberto Camerini delle ballate robot, più recentemente lo stesso postcontemporaneo Valerio Zecchini (con i PCC), in bilico tra commercial e avantgarde, (invero, i più noti all'epoca etichettati solo come disco music elettronica), oggi esitano come vintage... rilevanti.
Ebbene, per l'Italia, se certa ipotetica musica transumanista è – come crediamo- sonda concreta- questi nomi ed altri, almeno vanno oggi memorizzati e rilanciati se non altro come musica proto trans-post-umanista. Per questioni storico-culturali, medium sonori analoghi, obiettivi concettuali persino simili e a volte consapevoli tra gli artisti.
Un Moroder che esplode con un "Frome Here to Eternity," non dovrebbe ammettere dubbi
veteroaccademici! Un Moroder che registra, per primo in Italia, un album digitale, dedicato ad Einstein e alla sua formula della Relatività, è altro indizio non banale...
E - puristi al diavolo - fino agli storici "pseudo" commerciali Righeira: non solo l'hit "Vamos a la Playa, ma un quasi tesoro perduto come Balla Marinetti, "Il Futurista", come anche Riccardo Campa ha persino ricordato in diverse interviste.
E che dire poi ora sul fronte pop rock dell'almeno citazionismo di Vasco... Rossi ("Manifesto
futurista dell'umanità".)? O nel rap italiano.. Fibra Fibra, ecc.? Poi, l'infinita ondata, tsunami techno, house, fino al jingle e al lap top recenti, con contaminazioni varie, hip hop, finanche afrofuturiste, persino: parallelamente, all'estero ai nuovi elettronici, Orbital, Daft Punk, Chemical Brothers, fino a Air, Royksoop, Aphen Twins, ognuno aggiunga i nomi preferiti.
Tornando in Italia, fin dagli anni '70/ 80, (e idem qua i nomi - quasi optional, soprattutto nel
cosiddetto commercial da discoteca), Albertino, D'Agostino eccetera eccetera, fino a ..infiniti cloni attuali. 
Fino a certo bordo, nuovamente o apparentemente anticommercial o autenticamente
neounderground (ma quasi un mero grafico a volte la differenza): dai Planet Funk ai Subsonica a elettronici D.J avantgarde come D.J. Afghan (ancora nomi optional e soggettivi).
In pillole, anche in Italia, è tutto un magma dagli anni 80... in progress, quasi un The Mix perpetuo, clonazione musicale, di musicisti almeno . Che, pur differentissimi, cantano tutti certo soundtrack dell'era tecnoscientifica, tra bordi hard freddi come la Stella Polare o laboratori criogenetici o di metallo alieno, o un paradossale electrohot, quasi neosoul, e molte sfumature in mezzo.
E futuristi o transumanisti propriamente detti? Ebbene: il leader Riccardo Campa è noto anche in Usa e Europa, come electro o italo disco, gli stessi Ozky/Croce (attivo con infiniti lavori fin dagli anni '80) e Kristian Fumei, i netfuturisti Antonio Saccoccio, Stefano Balice, Tommaso Busatto, Massimiliano Scordamaglia (anche quelli tedeschi Klaus Peter Schneegass e Minoko ) parlano di neo o electrorumorismo: con tanto di netlabel nell'ambito del cosiddetto MAV, Movimento Arte Vaporizzta, già segnalati in Usa nel Museum MOMA di Hal McGee, figura storica per certa musica sperimentale. 
La stessa astrofisica Fiorella Terenzi, anche musicista, naviga anche in certa prestigiosa musica contemporanea con le sue tecnosinfonie galattiche, cosmiche.
Anche chi scrive, tra poesia sonora e musica neofuturista ha all'attivo alcuni lavori in limited editions, dichiaratamente neokraftwerkiani (con lo stesso Giorgio Felloni).
Infine, questi nostri arditi sassi lunari , globalmente li classifichiamo finalmente anche... musica transumanista italiana? Non suonava già anche il celebre monolite di Kubrick?