Intervista a Stefania Romito (+ Arjan Kallço e Vincenzo Napolillo) per "Dante Ab Aeterno") (Asino Rosso eBook)
Dell'anno 750, anniversario del Poeta con la maiuscola della Poesia italiana e mondiale: tra innumeri celebrazioni di questi anni, affascinante analisi (all' "immortalità" di Dante) della scrittrice Stefania Romito con importanti brevi saggi del professor Vincenzo Napolillo e del poeta Arjan Kallço. E un inno alla Bellezza ulteriormente speciale, nel noto tragico contemporaneo, letteralmente (come il Poeta) in esilio persino dalla vita..., come Rinascimento dell'intera umanità.
D - Dante ab aeternum, non solo Dante, anche la poesia e la bellezza come archetipo immortale... rigorosa e ammaliante la tua analisi letteraria...
Innanzitutto, ti ringrazio per questa pubblicazione, alla quale tengo davvero molto. Dante è stato, e continua ad essere, il faro della mia esistenza, non solo da un punto di vista letterario tout court. Il Poeta per eccellenza che necessita di essere re-interpretato, ma soprattutto ri-vissuto, in vista di un nuovo Rinascimento culturale. Una pietra miliare alla quale ciascuno di noi dovrebbe fare riferimento per non perdere di vista la magia della Bellezza, in questo tempo di leggerezza e approssimazione dilaganti.
È quello che ho cercato di fare in questo libro che analizza il "pensare" di Dante mediante il pensiero di coloro che gli hanno illuminato il cammino, ma anche di coloro che hanno accolto la sua eredità. Tra i grandi pensatori che hanno rappresentato una preziosa fonte di ispirazione, non solo per la Commedia ma per l'intero suo percorso letterario e poetico, vi sono principalmente Sant'Agostino, San Tommaso d'Aquino, Gioacchino da Fiore e Boezio. Autorevoli personaggi i cui echi hanno costituito per Dante dei veri e propri archetipi, non solo filosofici e teologici, ma soprattutto esistenziali da far rivivere nella sublimità dei suoi versi. Veri e propri "lampadofori" che, esattamente come Virgilio nella Commedia, hanno illuminato il suo pensiero contribuendo ad accendere in lui la scintilla della genialità. Ma se queste autorevoli figure hanno simboleggiato per Dante una prestigiosa fonte di ispirazione, a sua volta egli, giungendo dall'"eternità", ha costituito, una immanente rivelazione per coloro che sono venuti dopo di lui. Tra questi autori ho voluto evidenziare principalmente i richiami danteschi presenti in Petrarca e in Torquato Tasso, tra Umanesimo e Rinascimento.
Il libro riassume anche i punti salienti del viaggio dantesco nell'Oltretomba, con un'attenzione particolare allo straziante episodio del conte Ugolino, la cui tragica vicenda commosse nel profondo il sommo Poeta, sia in vita che nella versione metaforica mirabilmente raffigurata nella Commedia.
D- Stefania, dalla letteratura alla saggistica, una nuova danza per la tua parola creativa?
Proprio così. La scrittura saggistica costituiva per me un ambito ancora da esplorare. Sebbene la mia natura creativa sia orientata principalmente alla narrativa e alla poesia, ho voluto esordire nel panorama editoriale in versione di saggista in occasione di due celebrazioni importanti: quella di Raffaello Sanzio e quella di Dante Alighieri. Un inno alla bellezza, figurativa e poetica. Per la prima volta la mia scrittura tende, quindi, a indagare l'anima immanente di prestigiosi personaggi realmente esistiti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia letteraria ed artistica, cercando di mettere in luce gli aspetti peculiari della loro genialità. Per non dimenticare l'indimenticabile. Per non perdere mai di vista quelle "stelle" che hanno fatto grande la storia dell'umanità.
D- Stefania, inoltre contributi speciali del professor Vincenzo Napolillo e il poeta Arjan Kallço
"Dante Ab aeterno", nato per celebrare il sommo Poeta a 700 anni dalla sua scomparsa, si arricchisce di preziosi contributi di due letterati di grande cultura. Il prof. Vincenzo Napollilo, docente di Storia e Letteratura, uno tra i personaggi più in vista della cultura cosentina e Arjan Kallço, docente e poeta albanese. Esperti dantisti che hanno saputo evidenziare la magia della creatività del sommo poeta attraverso due importanti testimonianze. Mentre Napolillo ha analizzato uno dei canti più significativi del Purgatorio (il canto III, in onore di Manfredi di Svevia, figlio di Federico II), Kalço ha posto l'accento sull'influenza di Dante nelle nostre vite e sugli echi danteschi che, giungendo dall'eternità, si infinitano nell'eterno dei tempi.
(Risposta di Arjan Kallço)
L'invito a prendere parte a questo progetto editoriale su Dante Alighieri, giunto dalla mia amica e scrittrice Stefania Romito, non poteva essere disatteso, per molti motivi. Dante è il genio che il mondo della lingua ha cercato a lungo per poter esprimersi nella lingua di tutti; il mondo della letteratura lo inseguiva da sempre come suo precursore; il mondo della cultura lo aveva formato; il mondo dei fedeli lo vedeva come un vero e proprio interprete dei propri sogni e immaginazioni. Noi letterati del mondo moderno da quando lo abbiamo incontrato non lo abbiamo più lasciato, perché è il nostro grande maestro. L'esempio come un uomo diventa il simbolo e la stella che guida nel cielo della letteratura.
Dante, a livello personale, è già un grande aiuto di come ritrovare la retta via, senza peccati e lontano dalle tentazioni che potrebbero condizionare quella degli altri. Mentre a livello interpersonale, la sua conoscenza rappresenta un faro per le generazioni future, il vero senso della vita nel bene e nel male, soffrire e gioire per ogni passo compiuto nel lungo cammino della nostra esistenza.
(Risposta di Vincenzo Napolillo)
Nella mesta e pensosa atmosfera poetica del canto III del Purgatorio, si evidenziano il dramma politico-religioso di Manfredi di Svevia, la sua confessione e detestazione degli «orribili peccati», lo scempio che l'arcivescovo di Cosenza fece del corpo, da cui s'apprende che la sepoltura e le scomuniche sono inutili alla salvezza dell'anima, per la quale occorrono pentimento, preghiera devota e fede nella bontà infinita di Dio.
(*vedi Scienza e Futuro/Neofuturismo)