Autino Adriano 2100: una civiltà eutopica, o nessuna civiltà

 

Questo eBook sul Fantastico, a cura di Roby Guerra, con i nomi degli autori e il titolo del loro intervento è incluso da Günter Berghaus (University of Bristol): nell'International Yearbook of Futurism Studies / Handbook of International Futurism del 2023 (come da immagine allegata).

AUTORI VARI- ADRIANO AUTINO IN DELL'ANNO 2100

(Asino Rosso-Street Lib, 2023)

di Adriano V. Autino, fondatore di Space Renaissance International

Estratto---

Come sarà la civiltà del 2100? Bisogna prima rispondere ad una domanda di ordine superiore: esisterà ancora una civiltà nel 2100? Posto che sopravviva, la versione 2100 sarà meglio o peggio della versione attuale? Volendo dare una risposta secca a questa domanda, direi che, se sopravvive, quella civiltà sarà certamente molto meglio di quella attuale. La civiltà del 2100, o sarà una civiltà evoluta, molto migliore di quella attuale, o non sarà. Perché la civiltà sarà implosa, e la nostra specie regredita all'età della pietra, o peggio ancora, ad uno stato quasi animale.

Dunque se nel 2100 ci sarà una civiltà, l'economia viaggerà a doppia cifra, la cultura avrà fatto passi da gigante, la società sarà al 100% inclusiva. Stiamo parlando di una società nella quale miseria, sottosviluppo, pandemie, guerre, crisi ambientali, declino industriale saranno pagine nei libri di storia. L'ambiente naturale del pianeta Terra sarà parzialmente ma sostanzialmente sollevato dell'ingombro dello sviluppo industriale.

Tutti i cittadini avranno la possibilità di accedere a tutti i livelli della piramide dei bisogni descritta da Abraham Maslow: non solo i bisogni di base della sopravvivenza, ma anche quelli più elevati, relativi alla realizzazione di sé stessi, squisitamente individuali. Quelli che la retorica rivoluzionaria prevalente nel secolo scorso definiva "superflui". Stiamo parlando di una visione utopica, quindi? A che condizione si potrà sviluppare? Ma, ci serve davvero una nuova visione utopica? Non sono state le visioni utopiche, nel passato, a causare tragedie, guerre, rivoluzioni violente ed ancor più violente repressioni?

Dal canto suo, la fantascienza utopica aveva promesso un futuro meraviglioso sempre a qualche secolo o millennio di distanza, nel futuro. La cugina degenere, la fantascienza distopica, ci ha per molte decadi avvertiti del futuro orribile, causato della presunzione umana di fare le cose meglio della natura. Tale futuro orribile sembra ora essere il nostro presente, considerando le crisi multiple cui accennavo prima. Quello che si può affermare con buona approssimazione è che l'esistenza di una civiltà nel 2100 dipende dalle decisioni che prenderemo, precisamente in questa decade, prima del 2030. Non c'è più tempo per le favole, o per le promesse a lungo termine.

Quel futuro a lungo sognato ci serve, e ci serve adesso. La nostra civiltà ha superato ufficialmente gli 8 miliardi di cittadini, sempre più stretti, e sempre più a corto di risorse, di acqua fresca, di energia, di ambiente vitale e di spazio di sviluppo, sulla superficie del nostro pianeta madre, la madre Terra. Più che una visione oniricamente futurista, quindi, ce ne serve una lucidamente presentista. Anzi, possiamo dire che qualsiasi visione onirica, oggi, favorirebbe solo il disastro, l'implosione devolutiva, addormentando le coscienze e smobilitando la consapevolezza.

La possibilità di una terribile implosione della civiltà, un collasso irreversibile dei sistemi sociali, economici, industriali, oltreché delle capacità di sostentamento e rigenerazione della vita da parte del pianeta che ci ha cresciuti fino a qui, è ormai stata annunciata. Le trombe delle pandemie, dell'impazzimento del clima, e della stessa follia umana, ormai manifestatasi a più riprese in forma di governi semi-dittatoriali, esplicitamente antiumani, le trombe delle 70 guerre che insanguinano il mondo, comprese ormai quelle che minacciano la guerra nucleare globale innescata nel cuore dell'Europa, hanno suonato forte e chiaro, annunciando la fine della civiltà basata sulla filosofia precopernicana del mondo chiuso.

Che cosa, allora, può favorire il miracolo, capace di rimettere la società terrestre sulla giusta via dello sviluppo e del progresso (quello vero, non quello sbandierato da soggetti politici che di progressista non hanno più nulla)?

Una nuova utopia o, meglio, una eutopia. Non un luogo impossibile, che non c'è (utopia), bensì un luogo bellissimo che può esistere (eutopia), purché si prendano le decisioni giuste. Una eutopia fattibile, che possiamo cominciare a costruire da subito.

Indubbiamente le utopie sono pericolose, ma sono fortemente necessarie. Anche il fuoco era pericoloso, quando Prometeo lo rubò agli dei per darlo agli umani, tuttavia era necessario. Ed ancora oggi lottiamo per utilizzare il fuoco – o l'energia nucleare, o l'intelligenza artificiale -- senza farci bruciare.

Ancora oggi lottiamo per rubare alla Dea Natura (l'unica dea oggi venerata da tutte le tendenze ideologiche, Chiesa Cattolica compresa) i segreti che ci servono per continuare il cammino, in quanto specie culturale. Anche se alcune tendenze, purtroppo molto diffuse, promuovono l'abbandono passivo nelle braccia della natura… Circe-Greta, contro Prometeo-Elon… Sapremo seguire l'esempio di Ulisse? Questa è la domanda fondamentale.

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Roberto Guerra