MOTOSPIA, Zairo Ferrante sulle Moto....nell'era del web

 https://motospia.it/moto-bikers-e-social-dal-mito-della-liberta-alla-gabbia-del-narcisismo/

ESTRATTO---

MOTO, BIKERS E SOCIAL. Essere motociclisti significava sperimentare quella strana ma ambitissima sensazione di libertà; cavalcare una moto, tra curve, passi di montagna, lungomari e lungolaghi, era per tutti sinonimo di "fuga"; una fuga vissuta da protagonista e non da semplice spettatore.

A tal proposito, una splendida descrizione dell'essere motociclista, ce l'ha regalata anche Max Pezzali, che nel 1997 cantava "La mia moto scorre piano sulla 526 / Attraversa dei profumi che poi / Un metro dopo non li senti più / Io respiro e mando giù /Prima di perderli che non si sa mai / Da lontano un'altra moto / Sta venendo verso me / Alza il braccio, fa un saluto

Che bello è (che bello è) / Mi fa sentire che / Basta un giorno così / A cancellare centoventi giorni stronzi e / Basta un giorno così / A cacciarmi via tutti gli sbattimenti che […].

MOTO, BIKERS E SOCIAL. Insomma, per oltre un secolo, la parola Motocicletta è stata sinonimo di libertà, viaggio, comunità e avventura.

Poi, come accaduto anche per altre cose, i tempi son cambiati, sono arrivati internet, i social e, infine, i "gruppi nei social" – dove, sempre più spesso, bisogna essere influencer – ed abbiamo assistito a una sorta di inversione ad "U" (facilmente sperimentabile da tutti) che ha trasformato la moto da "macchina pulsante, con cuore e anima, dispensatrice di libertà" a "feticcio inanimato", utile soprattutto ad accrescere personali derive narcisiste.

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Roberto Guerra