Luca Calselli e l'architettura ecofuturista
*da eccolanotiziaquotidiana.it Roma e Provincia....
D – Calselli, il progetto eco-futur-architettonico ben evidenziato in questi giorni
La sfida è esaltante e si inserisce in un panorama invece desolante, in cui si è costruito di tutto e in cui la qualità architettonica media e quella edilizia, sono sotto lo zero, nonostante le normative o, piuttosto, mi sento di dire, per colpa della selva di normative, vecchie, caotiche, demagogiche e passatiste che abbiamo in Italia. Ma si inserisce anche in un momento di crisi, in cui quasi tutto rimane invenduto.
Oggi, con Riobò, voglio lanciare la sfida di un costruito nuovo e innovativo, che risponda alle logiche della produzione industriale di eccellenza, e alle esigenze del vivere contemporaneo, del rispetto per l'ambiente e per la salute, che riesca a garantire la qualità totale, tempi certi di realizzazione e economicità di realizzazione e di esercizio e che non richieda l'anticipazione di grandi capitali a cui, ormai, nessuno può più accedere o che, per il rischio elevato, nessuno vuole più mettere in campo.
D- La città futurista, ancora utopia desiderante?
La città futurista è il mio sogno e non intendo cedere all'idea che rimanga un'utopia desiderante. La prova è che nel mondo si stanno facendo tante cose interessanti. E' in Italia che continuiamo a non intervenire, accontentandoci di un soporifero dejà-vu. Dovremmo invece avere il coraggio di spazzare via codici maleodoranti e standards urbanistici superati dalla tecnologia, da esigenze nuove, da nuovi modelli di famiglia e da nuove esperienze. Dovremmo riscrivere le regole. Poche, chiare, essenziali, fondamentali e capaci di premiare la qualità architettonica, urbanistica, tecnica e, soprattutto, i fondamenti concettuali del progetto e l'invenzione e il coraggio di osare e sperimentare. Dovremmo essere capaci di rigenerare le nostre città, dando vita, innanzitutto, a nuovi insegnamenti. Le Facoltà di Architettura (oggi si chiamano Dipartimenti), sono obsolete, fondate su programmi e metodi vecchi e inutili, da cui non può uscire nulla di buono, neanche dai più bravi. Sono rette da baronetti inconsistenti e incapaci. Bisognerebbe annullare il valore legale del titolo di studio. Gli Ordini professionali diventino certificazione di qualità e specificità o siano aboliti del tutto. Bisognerebbe premiare chi insegue la qualità. Oggi è possibile. Oggi si può oggettivare e classificare chi merita. Come si fa per il tennis o per qualsiasi altro sport.
In Italia dovremmo abbandonare il pauperismo sfilacciato del neo-medioevo tanto di moda e tornare a indagare il nuovo, l'ignoto, il moderno. La nostra sfida sia alle stelle (parafrasando Marinetti). Nell'Italia di oggi, sindacalizzata, statalizzata, corporativa e protezionista, dovremmo imbracciare le armi e tornare ad essere italiani. E avere anche il coraggio di sostituire la classe dirigente.
D- Architettura, urbanesimo e ecologia, binomio possibile
L'Architettura di qualità e l'Urbanistica di qualità hanno sempre prodotto ambienti vivibili e a misura d'uomo. E il Disegno Industriale ci ha aiutato, sempre, a vivere più comodamente, consumando meno risorse. Oggi si parla di nuove tecnologie applicate al progetto. Si parla di tecnopolimeri e sono alla portata di tutti. Mi sento di affermare, e non temo smentite da parte degli immancabili ambientalisti di maniera, che non sia pensabile la tutela dell'ecosistema senza fare ricorso a Architettura, Urbanistica e Design. Ovviamente la ricerca della qualità, in questi tre ambiti, è fondamentale. E credo che, con un po' di impegno, il nostro essere italiani, possa fare la differenza, in una ricerca che potrebbe non essere solo scientifica, tecnica e economica ma anche poetica, artistica.
D – 10 giocattoli futuristi ad hoc per il XXI secolo
A Valerio, mio figlio, regalerò tre giocattoli utilissimi. Una tenda da campeggio, un'ascia e un I.Pad funzionante ad energia solare. Con questi uscirà dal recinto protettivo della città e si inoltrerà nel bosco. Andare nel bosco è un rischio da correre, inseguendo la lezione interminabile della natura che riguarda anche l'arte, ovvero di rinascere ogni volta, percorrendo i margini, scoprendo i luoghi di frontiera. Con questo, dimenticare la casa, la città, il mondo antropizzato, così come è stato maledettamente organizzato. Negli spazi della post-civiltà, in questo scenario post-urbano, Valerio incontrerà finalmente l'ignoto. E qui lo sguardo della ragione sarà più attento all'obliquo che all'uniforme, inseguirà l'eccezione, piuttosto che la regola, rifiuterà la sintesi razionale, a fronte di un lucido squilibrio in cui la proiezione di ombre e le improvvise macchie luminose, disegneranno sentieri dinamici, che lui avrà l'innata curiosità di percorrere. Questa scelta farà si che non si uniformerà alle idee globali e globalizzanti, alla ricerca di un'alterità naturale, mediterranea, italiana; di una identità culturale, sociale in cui tornare a riconoscersi, come abitante di una terra felice, a dispetto di ogni violazione e alterazione ad essa inflitta.
Taglia avvita e incolla e poi disegna è l'incipit del Manifesto del Disegno Italiano che a Milano, ho scritto, insieme a Luciano Rea e a Diego Guglielmetto. E' da qui che, ritengo, dobbiamo ripartire. Il bosco è luogo di rinascita ma anche luogo di fate, folletti, belve feroci e meravigliose lucciole, quelle tanto amate da Pasolini, che a Roma e in Italia, scrisse negli anni settanta: -gli intellettuali, anche i più avanzati e critici, non si sono accorti che le lucciole stavano scomparendo-.
Di ritorno dal bosco, Valerio, finalmente libero, inventerà e costruirà fantastici e scoppiettanti complessi plastici, che faranno ridere apertissimamente i bambini del nuovo millennio, e di cui, noi abbiamo sentito tanto la mancanza, in questi cento anni di negazione sistematica del Futurismo, che già li aveva immaginati.
*LUCA CALSELLI (Roma 1965)
Laureato con lode alla Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma, dove ha conseguito anche il Master in Allestimento e Progettazione dei componenti, già impegnato in esperienze di pubblica amministrazione, si dedica, oggi, alla promozione della cultura dei luoghi e all'entusiasmo degli eventi sperimentali, certo che solo dalla perlustrazione di ambiti poco battuti, possa talvolta accendersi il pensiero.
Ha declamato a Milano, il Manifesto del Disegno Italiano. E' Coordinatore per la Sicurezza in grandi cantieri (es. Eurosky). Ha pubblicato Luci di Donne e Angel House, per i tipi di Paparo Edizioni. Ha progettato case, allestimenti, giardini, loghi, etichette, oggetti d'arredo urbano e domestico.
Tra i suoi progetti, il Museo Nazionale delle Poste e delle Telecomunicazioni, Le Gymnase di Fuksas, l'Arca di Rebecca, Il Giardino delle Streghe Buone, Spiderman House e Angel House.
Quest'ultima, presentata tra le Unicità d'Italia, al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
INFO *fonte
http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/luca-calselli-interview-verso-litalia-2-0-degli-ecocieli/
http://www.calselli.it/
http://www.ianiro.com/catalogo/pagine/NEWS_HOME/installazioni/paliano.html
D – Calselli, il progetto eco-futur-architettonico ben evidenziato in questi giorni
La sfida è esaltante e si inserisce in un panorama invece desolante, in cui si è costruito di tutto e in cui la qualità architettonica media e quella edilizia, sono sotto lo zero, nonostante le normative o, piuttosto, mi sento di dire, per colpa della selva di normative, vecchie, caotiche, demagogiche e passatiste che abbiamo in Italia. Ma si inserisce anche in un momento di crisi, in cui quasi tutto rimane invenduto.
Oggi, con Riobò, voglio lanciare la sfida di un costruito nuovo e innovativo, che risponda alle logiche della produzione industriale di eccellenza, e alle esigenze del vivere contemporaneo, del rispetto per l'ambiente e per la salute, che riesca a garantire la qualità totale, tempi certi di realizzazione e economicità di realizzazione e di esercizio e che non richieda l'anticipazione di grandi capitali a cui, ormai, nessuno può più accedere o che, per il rischio elevato, nessuno vuole più mettere in campo.
D- La città futurista, ancora utopia desiderante?
La città futurista è il mio sogno e non intendo cedere all'idea che rimanga un'utopia desiderante. La prova è che nel mondo si stanno facendo tante cose interessanti. E' in Italia che continuiamo a non intervenire, accontentandoci di un soporifero dejà-vu. Dovremmo invece avere il coraggio di spazzare via codici maleodoranti e standards urbanistici superati dalla tecnologia, da esigenze nuove, da nuovi modelli di famiglia e da nuove esperienze. Dovremmo riscrivere le regole. Poche, chiare, essenziali, fondamentali e capaci di premiare la qualità architettonica, urbanistica, tecnica e, soprattutto, i fondamenti concettuali del progetto e l'invenzione e il coraggio di osare e sperimentare. Dovremmo essere capaci di rigenerare le nostre città, dando vita, innanzitutto, a nuovi insegnamenti. Le Facoltà di Architettura (oggi si chiamano Dipartimenti), sono obsolete, fondate su programmi e metodi vecchi e inutili, da cui non può uscire nulla di buono, neanche dai più bravi. Sono rette da baronetti inconsistenti e incapaci. Bisognerebbe annullare il valore legale del titolo di studio. Gli Ordini professionali diventino certificazione di qualità e specificità o siano aboliti del tutto. Bisognerebbe premiare chi insegue la qualità. Oggi è possibile. Oggi si può oggettivare e classificare chi merita. Come si fa per il tennis o per qualsiasi altro sport.
In Italia dovremmo abbandonare il pauperismo sfilacciato del neo-medioevo tanto di moda e tornare a indagare il nuovo, l'ignoto, il moderno. La nostra sfida sia alle stelle (parafrasando Marinetti). Nell'Italia di oggi, sindacalizzata, statalizzata, corporativa e protezionista, dovremmo imbracciare le armi e tornare ad essere italiani. E avere anche il coraggio di sostituire la classe dirigente.
D- Architettura, urbanesimo e ecologia, binomio possibile
L'Architettura di qualità e l'Urbanistica di qualità hanno sempre prodotto ambienti vivibili e a misura d'uomo. E il Disegno Industriale ci ha aiutato, sempre, a vivere più comodamente, consumando meno risorse. Oggi si parla di nuove tecnologie applicate al progetto. Si parla di tecnopolimeri e sono alla portata di tutti. Mi sento di affermare, e non temo smentite da parte degli immancabili ambientalisti di maniera, che non sia pensabile la tutela dell'ecosistema senza fare ricorso a Architettura, Urbanistica e Design. Ovviamente la ricerca della qualità, in questi tre ambiti, è fondamentale. E credo che, con un po' di impegno, il nostro essere italiani, possa fare la differenza, in una ricerca che potrebbe non essere solo scientifica, tecnica e economica ma anche poetica, artistica.
D – 10 giocattoli futuristi ad hoc per il XXI secolo
A Valerio, mio figlio, regalerò tre giocattoli utilissimi. Una tenda da campeggio, un'ascia e un I.Pad funzionante ad energia solare. Con questi uscirà dal recinto protettivo della città e si inoltrerà nel bosco. Andare nel bosco è un rischio da correre, inseguendo la lezione interminabile della natura che riguarda anche l'arte, ovvero di rinascere ogni volta, percorrendo i margini, scoprendo i luoghi di frontiera. Con questo, dimenticare la casa, la città, il mondo antropizzato, così come è stato maledettamente organizzato. Negli spazi della post-civiltà, in questo scenario post-urbano, Valerio incontrerà finalmente l'ignoto. E qui lo sguardo della ragione sarà più attento all'obliquo che all'uniforme, inseguirà l'eccezione, piuttosto che la regola, rifiuterà la sintesi razionale, a fronte di un lucido squilibrio in cui la proiezione di ombre e le improvvise macchie luminose, disegneranno sentieri dinamici, che lui avrà l'innata curiosità di percorrere. Questa scelta farà si che non si uniformerà alle idee globali e globalizzanti, alla ricerca di un'alterità naturale, mediterranea, italiana; di una identità culturale, sociale in cui tornare a riconoscersi, come abitante di una terra felice, a dispetto di ogni violazione e alterazione ad essa inflitta.
Taglia avvita e incolla e poi disegna è l'incipit del Manifesto del Disegno Italiano che a Milano, ho scritto, insieme a Luciano Rea e a Diego Guglielmetto. E' da qui che, ritengo, dobbiamo ripartire. Il bosco è luogo di rinascita ma anche luogo di fate, folletti, belve feroci e meravigliose lucciole, quelle tanto amate da Pasolini, che a Roma e in Italia, scrisse negli anni settanta: -gli intellettuali, anche i più avanzati e critici, non si sono accorti che le lucciole stavano scomparendo-.
Di ritorno dal bosco, Valerio, finalmente libero, inventerà e costruirà fantastici e scoppiettanti complessi plastici, che faranno ridere apertissimamente i bambini del nuovo millennio, e di cui, noi abbiamo sentito tanto la mancanza, in questi cento anni di negazione sistematica del Futurismo, che già li aveva immaginati.
*LUCA CALSELLI (Roma 1965)
Laureato con lode alla Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma, dove ha conseguito anche il Master in Allestimento e Progettazione dei componenti, già impegnato in esperienze di pubblica amministrazione, si dedica, oggi, alla promozione della cultura dei luoghi e all'entusiasmo degli eventi sperimentali, certo che solo dalla perlustrazione di ambiti poco battuti, possa talvolta accendersi il pensiero.
Ha declamato a Milano, il Manifesto del Disegno Italiano. E' Coordinatore per la Sicurezza in grandi cantieri (es. Eurosky). Ha pubblicato Luci di Donne e Angel House, per i tipi di Paparo Edizioni. Ha progettato case, allestimenti, giardini, loghi, etichette, oggetti d'arredo urbano e domestico.
Tra i suoi progetti, il Museo Nazionale delle Poste e delle Telecomunicazioni, Le Gymnase di Fuksas, l'Arca di Rebecca, Il Giardino delle Streghe Buone, Spiderman House e Angel House.
Quest'ultima, presentata tra le Unicità d'Italia, al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
INFO *fonte
http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/luca-calselli-interview-verso-litalia-2-0-degli-ecocieli/
http://www.calselli.it/
http://www.ianiro.com/catalogo/pagine/NEWS_HOME/installazioni/paliano.html