GLI ARABI E IL PATRIMONIO SCIENTIFICO GRECO.

Oltre che dalla filosofia, gli Arabi non furono meno incuriositi dal patrimonio scientifico greco, che venne ben presto perfettamente compreso e assimilato non senza l'ulteriore apporto, nei più svariati settori, delle scienze persiane, caldeo-babilonesi e indiane. Nel campo della matematica furono noti soprattutto Euclide e Nicomaco, ma anche Apollodoro, Diofanto ed Erone, nonché Archimede, ancora attraverso le traduzioni dei Banu Musa, di Ishaq ibn Hunayn, di Tabit ibn Qurrah e di Qusta ibn Luqa. Invece, uno dei maggiori fondamenti dell'astronomia araba fu l'Almagesto di Tolomeo. In medicina furono noti, spesso con il sostegno di una fortunata tradizione leggendaria, Ippocrate e Galeno. Anche i progressi delle scienze ad opera dei Musulmani sono ben noti. Non è questa la sede per rievocare, se pur brevemente nomi, titoli ed itinerari dei diversi settori e ci spingerebbe troppo lontano dai limiti di queste considerazioni. Pur tuttavia, la scienza arabo-islamica non può esser passata sotto silenzio neppure in una storia della filosofia dell'Islam. Infatti, lo studio e la trasmissione delle scienze furono a lungo affidate ai "hukama" (sapienti, plurale di hakim), che comprendevano scienze e conoscenze nei campi diversi, essendo però prima filosofi. Tali debbono essere considerati, infatti, un al-Kindi, un al-Razi, i Fratelli della Purità, Avicenna (Ibn Sina), Averroè (Ibn Rushd), i quali, di fatto, si impegnarono in altre discipline e con successo non minore di quello che viene loro riconosciuto in filosofia. D'altronde, le ricerche dei singoli scienziati possono essere valutate anche in ottica filosofica e senza contare che molto spesso essi stessi si sono occupati di filosofia. D'altra parte, si può comprendere come ad esempio la visione numerologica dell'universo derivata dai Pitagorici (per i quali la matematica era da ritenere, per la sua intrinseca semplicità, una via privilegiata per conoscere l'intelligibile) non potesse prescindere dalla totale padronanza degli aspetti tecnici. Così, il più celebre matematico arabo è Muhammad ibn Musa al-Hwarizmi (IX secolo), dal cui nome deriva il termine algoritmo. Per lungo tempo fu fatta risalire a lui addirittura l'origine dell'algebra, se pur ora tale giudizio è stato ridimensionato, anche se alcuni studiosi come il nostro Alessandro Bausani, ad esempio, attribuisce al pensatore arabo la sistematizzazione di questa scienza, che comunque grazie a lui fu conosciuta in Occidente. Tra i grandi matematici dell'Islam possiamo citare inolter Tabit ibn Qurrah, Qusta ibn Luqa e il famoso poeta, filosofo e sufi persiano Omar Khayyam. Anche lo stoicismo influenzò la filosofia, almeno nelle riflessioni astrologiche. E proprio l'astrologia acquisì presto un grande rilievo nel mondo islamico, sebbene l'idea di una relazione fra gli astri e il destino umano dovesse fare sempre i conti con le opposte posizioni della religione. Molti filosofi e scienziati, anche ortodossi, considerarono in ogni caso l'astrologia come un mezzo per conoscere il futuro e l'affiancarono, conferendole il massimo del valore scientifico, all'astronomia. Ma a determinare la conoscenza del destino umano, concorrevano, secondo gli Arabi, anche la fisiognomica e la medicina. Nel campo dell'astronomia i più famosi scienziati musulmani furono Abu Masar, che trasmise l'astronomia persiana, al-Fazari e Yaqub ibn Tariq che diffusero l'astronomia indiana, e altri ancora. Il primo grande medio arabo fu Alì ibn Rabban al-Tabari, mentre dallo stesso Corano si attingevano nozioni  e prescrizioni mediche, igieniche, dietetiche, che resero questa materia familiare anche ai semplici fedeli. La stessa ricerca psicologica e i riflessi di una cattiva salute sugli equilibri della psiche furono materie approfondite dagli Arabi. Nel campo delle scienze naturali, in cui fu inquadrato anche l'uomo, gli Arabi, sotto certi aspetti, superarono gli stessi Greci. L'eredità intellettuale e civile degli Arabi pervenne infine al concetto di tolleranza laddove, in al-Biruni, a proposito del suo grande interesse per l'India nei suoi diversi aspetti  etnici e religiosi, mostrò apertura verso le opinioni e le credenze degli altri popoli.
Casalino Pierluigi, 21.06.2014