Marinetti. Teoria e sfida dell'arte teatrale.

Ai primi del Novecento Marinetti fu uno dei protagonisti del teatro sperimentale. Maestro di grandi qualità espressive ed innovative, non fu solo un maestro della rappresentazione teatrale nuova, ma scrisse anche una pagina di finissima teorizzazione dei fondamentali dell'avanguardia della scena. Tra le innegabili luci ed ombre della sua partecipazione alla corrente del rinnovamento del teatro, non solo italiano, Marinetti fissò due momenti della sua azione nel mondo dello spettacolo: il primo, necessariamente travolgente, segnato dal manifesto "Il Teatro di Varietà" del 1913, seguito da  progressioni ed accelerazioni guerresco-futuristiche in contemporanea con lo scoppio della Grande Guerra e conclusosi nel 1917 con interventi decisamente bellici nel corso dell'ultima fase del terribile conflitto a cui si aggiungeranno le proclamazioni politiche di tono decisamente futurista, coincise sia con l'avventura fiumana che con l'adesione al movimento fascista: in questo contesto Marinetti  farà clamorosa guerra al teatro tradizionale; il secondo periodo della sua iniziativa teatrale, collocata grosso modo tra il 1921 e il 1924 fu meno prolifica, ma ancora sensibilmente alla ricerca di una postulazione futurista della società dello spettacolo. E di quegli anni il manifesto "Il Teatro della Sorpresa", che non meno del precedente darà fiato al Marinetti del teatro. E Marinetti fu certamente uomo di spettacolo, nel senso più autentico del termine,in contemporanea con quella stagione dei balletti russi e delle scenografie dei regimi totalitari che avrebbero fatto il verso alle nascenti manifestazioni hollywoodiane del cinema. Il Novecento della scena e dello spettacolo, dunque, è stato, in una certa misura, figlio dell'idea marinettiana della rappresentazione. E mago degli effetti di essa, Marinetti darà prova massima di sé, con il mezzo radiofonico, durante le imprese delle trasvolate atlantiche, fiore all'occhiello dell'Italia del Ventennio. Non si può, tuttavia, ricordare che queste due fasi dell'epopea teatrale di Marinetti costituiscono un breve, ma significativo "interludio" nei riguardi degli anni che da un lato precedono e dall'altro seguono quei due trienni. Dopo il teatro maggiore, di Marinetti si annovera anche quello "sintetico", che non sfigura, ma esalta, nella distinzione, le opere maggiori. Un linguaggio artistico che Marinetti mutuò dalle frequentazioni parigine e dalle relative diverse espressioni creative in campo scenico, Circostanze che l'Autore recupererà nel Manifesto dei drammaturghi futuristi del 1910. Ma sarà un'altra storia.
Casalino Pierluigi, 4.01.2015