TEATRO DI MARINETTI E NON SOLO TEATRO

Ci fu un momento in cui Marinetti, cogliendo la direzione del vento, tentò di rivalutare il teatro, difendendolo dai suoi sempre più numerosi concorrenti, dal cinema alla radio, agli eventi sportivi di massa. L'idea di Marinetti di sconfiggere la palude dell'immobilismo della cultura, compresa quella che segnava il teatro, si sposava con la sua speranza, assolutamente futurista, di immettere questo genere antico e suggestivo, entrato progressivamente in una crisi, dalla quale faticosamente sta uscendo solo oggi, nella dimensione moderna. Il teatro come centro dell'attenzione di massa andava a coincidere con l'affermarsi delle grandi coreografie dei regimi mono-partitici della prima metà del XX secolo e perdeva la sua originalità, assumendo le vesti delle grandi manifestazioni pubbliche della politica totalitaria. E pure il teatro riusciva a sopravvivere come rappresentazione dell'eterno dramma dell'uomo di fronte alla sua solitudine e al suo rapportarsi con l'altro da sé. Una condizione dell'umanità assolutamente irrinunciabile. Quest'ultimo aspetto trova in Marinetti uno strenuo difensore, nonostante la sua sfida modernista alle cariatidi della cultura:una sfida che lo farà scivolare su posizioni anche estreme. D'altra parte non era solo la necessità di recuperare lo spirito del teatro che preoccupava Marinetti, ma anche l'urgenza di costruire strutture teatrali adatti alla civiltà di massa. Ma anche su tale punto Marinetti non trascese e con un insospettato amore per la sperimentazione, cercò di ridare al teatro quella dignità che gli riconosceva in ogni caso. Marinetti non volle mai essere il propugnatore dei teatri di stato, anzi si mantenne sempre nel contesto del "laboratorio", distinguendosi dall'osservanza acritica delle direttive del regime. Le sue opere svelano una seria intenzione di conservare al teatro narrazione e soggetti che non deviassero troppo dall'originaria idea di teatro. Se è vero che che Marinetti si fece paladino della politica culturale del fascismo nei consessi internazionali, è pur vero che non portò mai la testa all'ammasso. Egli riteneva che non si potesse non cavalcare l'innovazione dei media anche nello gesto teatrale: un modo per salvare il teatro da quella crisi dalla quale si sta riscattando in modo tardivo L'interiorità psicologica che vive nel teatro avrebbe dovuto nel teatro acquisire quel carattere di immediatezza che solo avrebbe potuto catturare l'interesse del pubblico. Di Marinetti si scoprono anche aspetti di teatro politico, una concezione che troverà spazio più avanti, anche oltre la fase dei totalitarismi. Ecco perché Marinetti autore di teatro scrive pagine che superano i limiti specifici della rappresentazione.
Casalino Pierluigi, 18.01.2015