Ermeneutica dell'intelligenza ovvero decifrare il futuro.

Esiste un discorso di fondo, che risale a Kant, che si diede ad investigare sulle ragioni del dominio dell'oscuro e non  solo di quella parte delle notizie che gli Stati raccolgono, conservano ed usano per garantirsi la sicurezza e l'intervento a favore dei loro interessi e delle loro intenzioni non dichiarate e da non dichiarare. L'intelligenza presiede a questi fenomeni e si apre al tempo non ancora misurabile e quindi non ancora conoscibile e forse solo ipotizzabile. Il futuro rientra in questa analisi con le sue previsioni, le sue speranze, i suoi tempi di attuazione, il suo incerto destino. Il futuro appare, in realtà, sempre aurorale fin dall'inizio dell'umanità, senza un prima, né un poi: qualcosa di immaginabile, non strettamente realizzabile, però. Oggi la sfida del futuro, tuttavia, non sta nel ricondurlo al prevedibile, ma all'imprevedibile, a ciò che terribilmente non è pensabile, con le sue incognite, le sue variabili e varianti di percorso, alle apparenti mete da raggiungere, a confini da superare, ma che si spostano costantemente in avanti, frequentemente oltre la ragione, oltre la logica. Da questo arcano orizzonte che si affaccia davanti a noi senza un volto si dischiude un mondo in espansione, un universo dalle diverse dimensioni, una realtà superiore alle nostre stesse forze intellettive. L'intelligenza non riesce a padroneggiare il futuro e così non potrebbe mai. Solo un lavoro di ermeneutica può mettere in grado l'intelligenza di capirne il senso, può consentirle di lanciare lo sguardo in avanti. L'intelligenza, attraverso questo lavoro prezioso, riesce a valutare l'attendibilità degli input che sollecitano gli attesi output della Storia. Più si avanza in direzione del futuro, tale attività diventa imprescindibile, irrinunciabile, anzi imperativa. La scienza da sola, e questo è concetto squisitamente marinettiano, non è capace di fare futuro, senza coniugarsi con la creatività. E alla fine del processo ermeneutico, la creatività, e solo essa, costituisce il momento principe per decifrare il futuro.
Casalino Pierluigi, 6.01.2015