MARINETTI CRITICO TEATRALE

F.T.Marinetti fu intellettuale universale, spaziale, anzi cosmico, e di rottura. Ma fu anche intellettuale pubblico (e nazionale), anche se non fu esattamente un intellettuale organico, nel senso che non fu mai un vera cinghia di trasmissione tra il regime e il mondo dell'arte. E del resto uno come Marinetti era allergico alla visione totalitaria e totalizzante della politica come sistema soffocante della libertà dell'individuo. Ciò posto, se è vero che il Fondatore del Futurismo  fu autore teatrale interessante ed originalissimo con esperimenti della scena, intesi a legare quest'ultima al pubblico alla maniera del teatro classico greco-latino, egli fu anche e comunque critico teatrale. Molti gli scritti di Marinetti volti ad analizzare, commentare ed interpretare (meglio dire reinterpretare) le opere dei grandi autori del teatro del suo tempo. Emblematica la frase con la quale chiude ironicamente il suo Manifesto dei drammaturghi futuristi: "...il mio genio molte volte fischiato dai pubblici di Francia e di Italia, non sarà mai sepolto sotto applausi troppo pesanti, come un Rostand qualunque". La battaglia di Marinetti per l'affermazione delle innovazioni futuriste era senza quartiere e travalicava le etichette politiche, pronto com'era a sguainare la spada anche contro l'amico che poteva turbarlo. Occorre riconoscere, tuttavia, che nella foga di difendere il futurismo nostrano dagli attacchi delle avanguardie rivali e concorrenti, Marinetti si lasciò trascinare in atteggiamenti xenofobi. la difesa ad oltranza del teatro "popolare ed autarchico" da quella che egli chiamava "stolta e ripugnante esterofilia snobista del pubblico pronto ad applaudire pretese originalità straniere..." La critica rientrava nella sua passionale verve futurista e nello slancio critio Marinetti entrò in polemica con quelli che definiva passatisti stranieri. Ma i suoi strali contro autori italiani che andavano per la maggiore come D'Annunzio e Pirandello. Tuttavia il carattere iperbolico del suo gesto non si dimenticò di fare il critico autentico, senza condizionamenti, e nelle sue considerazioni fu sempre lucido e pertinente.
Casalino Pierluigi, 2.01.2015