LE SCIENZE DEGLI ARABI. GEOGRAFIA ED ESPLORAZIONI OVVERO LA RICERCA DI UN MONDO COMPLESSO.

Viaggiatori in contrade sconosciute, senza timore di avventure. gli Arabi si sono diretti fin dall'inizio verso le parti del mondo meno conosciute ed hanno recato un innegabile contributo al progresso delle conoscenze geografiche, collegandole anche alla ricerca dell'ignoto, un ignoto spesso non identificabile solo con la realtà. La prima relazione è quella del mercante Suleyman riguardo il suo viaggio dal golfo Persico (detto però Arabo anche oggi per la rivalità tra Arabi e Iraniani) alla Cina: l'opera è dell'851, arricchita di altre relazioni compilate su ragguagli di altri da Abu Zeid nell'890. Masudi dedicò venticinque anni della sua vita a percorrere in lungo e in largo il regno dei califfi nel secolo X: la sua opera principale sono le famose "Praterie d'oro".  Ibn Hankal sulla fine del X secolo ripercorse gli itinerari di Masudi e lasciò un'organica ed ordinata descrizione dei paesi e dei popoli allora conosciuti, arricchendo il lavoro con carte geografiche, compilate secondo  le cognizioni del suo tempo. Al Biruni accompagnò la spedizione in India di Mahammed Ghaznavi, condottiero afgano nell'anno 1000 e redasse, nell'occasione, interessanti note sull'India settentrionale. Abu Hassan percorse specialmente la costa d'Africa da oriente ad occidente, rettificando i dati tolemaici con accurate osservazioni astronomiche; visse nel XIII secolo. il più celebre dei viaggiatori arabi, fu, però Ibn Battuta, del secolo XIV secolo, marocchino al servizio dei Merinidi, di cui fu anche una spia. egli visitò tutto il Nord Africa, ma anche la Sardegna, l'Arabia e il Medio Oriente nella loro totalità, Bisanzio e il sud della Russia, quindi giunto in India a Delhi ricevette da quel sovrano una missione per la Cina, che raggiunse attraverso Ceylon (l'odierno Sri Lanka), Sumatra e Giava. Arrivò fino a Pechino e di là fece ritorno in Africa dopo ventiquattro anni in una sorta di itinerario che ricorda quello mitico di Ulisse (Odissea) e di Sindbad il marinaio (Le Mille e Una Notte). Ibn Battuta riprese le sue esplorazioni, percorrendo l'interno del Marocco fino a Tumbuktu e, risalito la costa, passò in Spagna, in quella Spagna musulmana dove le tre civiltà, ebraica, araba e cristiana convivevano in una splendida sintesi di cultura. Negli studi geografici gli arabi adottarono i testi tolemaici e li corressero dei numerosi errori nei calcoli della latitudine e della longitudine. Riguardo poi ai libri di geografia, il più antico è l'opera di Nadar el-Basri del 740, superata da quella di Istakhri del IX secolo. Notevole è pure l'opera di Masudi, ma un vero e proprio trattato di geografia è il testo redatto dal celebre Idriss (Edrisi). egli compose il suo lavoro nel 1115 alla corte di Ruggero il Normanno, ov'era stato accolto e protetto. Nel suo libro apparvero i risultati di tutte le esplorazioni e le indagini dei suoi predecessori, corredate da moltissimi altri elementi, frutto di ricerche personale di grande valore. Il suo testo rimase definitivo in Europa per tre secoli ancora. da notare, poi, le opere di Kazwiny e il dizionario delle terre islamiche di Yakut: ambedue vissero nel secolo XIII. Abulfeda, Makrisi e el-Hassan si possono citare come semplici compilatori, non originali. il numero degli scrittori di tale materia è vasto: essa divenne quasi il monopolio degli Arabi per molto tempo e questa scienza è a loro debitrice di molti elementi e conserva ancora le tracce del contributo arabo nei termini d'uso.
Casalino Pierluigi, 25.10.2015