Si tratta di plagio? Sì, attenti neolaureandi!©



Di Mary Blindflowers©




Il giovin Signore in collegio, plagio letterario.


Neolaureandi, attenti! Se il vostro professore, uno a caso, per esempio Miriam Turrini, vi propone una tesi sperimentale su un più o meno antico documento d'archivio, state in campana. Se avete passato due anni a trascrivere il manoscritto su cui poi avete lavorato alacremente, leggendo e rileggendo, schedando, costruendo paragrafi a vostra scelta, sì, scelti da voi, secondo un vostro personale criterio di analisi, non pensiate che state facendo opera d'ingegno, no! Perfino il professor Paolo Bernardini dice questo: “Se la proprietà letteraria di tali documenti non è rivendicata da alcuno, e/o sono scaduti i termini nazionali del diritto d’autore (che variano di stato in stato nel mondo, ovviamente,ma sono sottoposti ad una serie di normative equivalenti nella maggior parte degli stati europei), chiunque, se il documento è pubblico, e/o accessibile al pubblico, e ottenuto formalmente il permesso dell’Archivio stesso in questione, può essere autorizzato a trascriverlo, pubblicarlo, o farne l’uso che ritiene più opportuno (ad esempio, utilizzarlo in parte o in toto in una tesi di laurea, dottorato, pubblicazione scientifica). Per questo, non si può ritenere “plagio” una riproduzione di una trascrizione, in quanto tutto quel che vi è di intellettualmente originale nell’opera è immediatamente ascrivibile all’Autore, fosse pure un anonimo, mentre non vi è alcuna originalità intellettuale nell’opera di trascrizione...”.





pagina da tesi di Maria Antonietta Pinna, opera plagiata

Se poi ci costruite un saggio sopra questo documento non pensiate, cari laureandi, di essere originali, non pensiate che state facendo, “opera d'ingegno”, sì perché anche il vostro saggio può essere copiato parola per parola, tanto non costituisce opera di ingegno perché è basato su un documento d'archivio. Così se un bel giorno trovate la vostra trascrizione più il saggio introduttivo pubblicato da un professore universitario in libreria, il professore che lo ha dato alle stampe mettendoci il suo nome sopra, lo può fare, anche se il vostro saggio introduttivo è contenuto interamente nel “suo” libro, perfino se si arriva alla parafrasi. Scrive infatti lo stesso professor Bernardini: “ La coincidenza concettuale in alcune interpretazioni è ovvia, in quanto sono interpretazioni, o piuttosto “delucidazioni” su di un testo piuttosto piatto, ma scritto in modi e forme di difficile comprensione per un lettore contemporaneo. Spesso siamo al livello di mera parafrasi, e davvero la parafrasi è di nuovo fuori dal contesto di un plagio – che deve supporsi di opera di originalità intellettuale – anche perché poteva essere eseguita in un solo modo, o con ben poche variazioni. Poniamo il caso della delucidazione su quanto dice il Padre sul vestiario:


Turrini, p. 107:


Vi erano occasioni della vita collegiale in cui l’abbigliamento diventava un segno specifico di appartenenza cetuale e i convittori dovevano vestire nobilmente: in occasione dell’arrivo della corte o del principe Antonio (Farnese) alla Rocca di sala, quando si giocavano le partite di pallone… In tali momenti era permesso indossare le parrucche.


Pinna p. 384:



Nelle occasioni mondane, quando si facevano le partite solenni o quando i Farnese si recavano in visita al Collegio ducale, la loro presenza imponeva un certo tipo di vestiario, ossia i “signori avevano l’obbligo di indossare la parrucca e di vestirsi nobilmente.



 E’ un esempio tipico del rapporto tra i due testi, un commento simile, di spiegazione e non ingegno, l’uno scritto in stile accademico, l’altro nello stile proprio della tesi di laurea, per dire certo la stessa cosa, ma solo una cosa, in parafrasi, si può dire...”.




La perizia la trovate qui:


http://www.academia.edu/12466354/Fu_vero_plagio_Il_caso_Pinna-Turrini

Il professore, nella fattispecie, dimentica di dire alcune cosette interessanti, primo il dovere di ogni serio ricercatore quando si approccia alla trascrizione di un documento d'archivio è verificare che non sia stato trascritto da altri, nel caso del plagio Turrini-Pinna, non era necessario dato che la docente Miriam Turrini sapeva perfettamente che esisteva la trascrizione del documento effettuata da Pinna nel 1999, qualche tempo prima che il suo libro venisse dato alle stampe nel 2006.
Secondo, il saggio introduttivo verte sugli stessi argomenti. Ma come mai? Il professore omette che il documento di Padre Antonio Magaza è così vasto che la docente poteva affrontare mille altri differenti argomenti rispetto a quelli scelti da Pinna, sì, perché i titoli dei paragrafi, desunti da approfondito studio del documento, li ha scelti Pinna e guarda caso, la Turrini ha affrontato gli stessi identici argomenti, alimentazione, abbigliamento, esercizi cavallereschi, etc., arrivando perfino alla parafrasi del testo di Pinna, come ammette lo stesso professore. Ma secondo il professore si può fare... Ci si può copiare tutto, tanto il lavoro di due anni sul documento, leggi e rileggi, scheda e rischeda per ogni paragrafo scelto personalmente dopo attenta analisi del testo, non è ingegno, è manovalanza preparatoria per poi far pubblicare i professori universitari che cambiano la prefazione, facendosela fare tra l'altro, dagli studenti, perché sono troppo impegnati per costruirla da soli, aggiungendo informazioni su fonti note da secoli, e poi vantandosi di aver fatto un lavoro grandioso grazie alla trascrizione di un inedito che voi, parole testuali, poveri studenti ingenui e alle prime armi, “avete solo letto”.

Quindi attenti neolaureandi, attenti a cosa vi propongono, diffidate di questa classe accademica, di questi baroni che sfruttano il vostro lavoro, definendolo non ingegno, diffidate di chi vi propone la trascrizione di un manoscritto che per anni è stato buttato in archivio e per anni è stato in mano del professore che vi propone la trascrizione ma che lui non ha mai trascritto, è troppo impegnato, le riunioni, la politica, gli esami, le lezioni, le società storiche. Ah, sì, dimenticavo, le società storiche. Il professor Paolo Bernardini si dimentica, forse si è distratto un attimo, di dire che lui assieme a Gian Paolo Brizzi e Miriam Turrrini fanno parte del Sisem, Società Italiana per la Storia dell'età moderna (http://www.stmoderna.it/elenco-soci-sisem) e che si conoscono molto ma molto bene...


Visto che in Italia si può fare tutto, domani prendo la trascrizione di un documento antico più il saggio sullo stesso di un professore universitario, cambio l'introduzione che mi faccio fare da altri, perché io sono impegnata, ci aggiungo due fonti d'archivio conosciute da millenni, giusto per allungare il brodo e ci metto il mio nome sopra, poi lo pubblico... Se si può fare, si può fare... Ma no, forse il professore, quando ha scritto che si può fare, si riferisce solo ai docenti universitari, noblesse oblige, precisiamo, la casta lo può fare, mica tutti, c'è chi può e chi non può e io non può...



Intanto intellettuali ed esponenti del mondo della cultura hanno firmato un documento in cui si sostiene il contrario di ciò che afferma la casta cioè che la trascrizione di un documento d'archivio costituisce opera di ingegno perché comporta fatica e conoscenze e che il saggio su questo documento, con la scelta personale di argomenti specifici piuttosto che altri, non può essere copiato. Copiare significa plagio, copiare una trascrizione fatta prima da altri è plagio, copiare un saggio fatto prima da altri arrivando alla parafrasi bella e buona è plagio. Il resto è boria baronale, privilegio, casta, prepotenza di chi sa che la passerà liscia qualunque cosa faccia. Pensateci dunque prima di scegliere la vostra tesi di laurea e cercate di capire prima da che parte stare, chi siete e dove volete andare in questo triste italico stivali di sfruttatori e sfruttati.


Condannatemi a duecento milioni di anni di lavori forzati, ma io ho scelto di dire la verità e la verità e che il Giovin Signore di Miriam Turrini è un vergognoso caso di plagio letterario in cui, esclusa la prefazione, è contenuta, parola per parola, ogni più piccola parte della tesi di Maria Antonietta Pinna, Il Collegio dei Nobili di Parma agli inizi del Settecento. Questo è plagio, la parafrasi (che c'è, lo dice perfino Bernardini), è plagio.

Il mondo accademico sostiene che si può fare, che addirittura la parafrasi, parola per parola è consentita. Il mio mondo antiaccademico sostiene che no, non si può fare, è un abuso e un'ingiustizia.

Siccome poi io sono una che conserva sempre tutto, ho per caso ritrovato in mail varie notifiche su interventi fb del professor Bernardini con tanto di data, nome e cognome, tutto notificato dalla mia brava mail. Il prof. ha le idee molto chiare su Miriam Turrini, sui sorbonagri e sui plagiari, idee che sono improvvisamente cambiate, tanto che si è affrettato a rimuovere i post, senza valutare di aver lasciato traccia nella mia mail. Le riporto, queste belle idee, per dovere e diritto di cronaca. C'è perfino una sua poesiola sul plagio... Noto che il suo parere sulla dottoressa oggi definita "una ricercatrice di fama internazionale", è stranamente mutato dal 2010, leggete:


14 /08/2010 Paolo Luca Bernardini ha commentato il suo stato


"Ecco una poesia alla Rodari per prenderla in ridire: "In Australia chi plagia/ Lo portan sulla spiagia (licenza poetica!)/E gli dicon "Professore/ Entri in acqua per favore/ Ci son tanti pesciolini/Piccolini, assai carini/Sono bianchi, azzurri e blu/Proprio come li vuoi tu/Nuota e nuota, e poi lo sai.../Una Pinna tu vedrai!" (Buon ferragosto! Ogni tanto scrivo anche cose più serie...)"...
Dopo l'intervento di Brizzi in vari siti on line:


Paolo Luca Bernardini14 agosto 2010 alle ore 9.26

R: sul plagio tesi


Cara Maria Antonietta, 



Le parole di Brizzi sono disgustose. Io non intendevo certo difendere la mia categoria, sono entrato per chiamata diretta, essendo docente a Boston, se no col cavolo che avrei mai vinto un concorso. Auguro anche a te buon ferragosto, e per quanto riguarda il cadavere...gente come quella è già morta, ma io confido nei tanti trentenni di valore, che costituiranno un giorno spero presto la nuova classe accademica, mentre i morti andranno a finire nei luoghi che loro veramente competono, ovvero i cimiteri!
Continua a scrivere, e magari scrivi un romanzo su quanto ti è successo. Ti auguro tantissima fama.

Un caro saluto, e se sei in Sardegna goditela, io ogni tanto vado a Palau, ma sempre più raramente, tuttavia la Sardegna mi è nel cuore. 

P.S. Per quanto riguarda la Turrini...ricorda la sua omonima in un celebre episodio di Tex, "Il figlio di Mefisto"...! Si chiamava Miriam anche lei...Se lo trovi nelle bancarelle, vedrai di che personaggio si tratta!!!

12/10/10, dopo l'oscuramento del post con l'indicazione precisa delle pagine copiate:

"Mi spiace per l'oscuramento, i prof si sentono onnipotenti (quelli delinquenti). I pochi onesti come me potere ne hanno poco, ma "beati gli umili...".

(Questi messaggi sono stati postati pubblicamente dal Professor Paolo Bernardini su fb, il prof. non ha valutato che la mia posta elettronica, collegata direttamente a fb mi inviava e mi invia tutte le notifiche dei postanti con data, ora, nome e cognome del postante e link di riferimento, per cui l'averlo pubblicato non costituisce violazione della privacy).


Riflettete ora gente, se potete e volete farlo.