La pausa estiva non ci ha regalato solo le emozioni di una crisi di governo (e di un nuovissimo esecutivo) ma anche qualche nuovo scenario nel mondo finanziario.
Fra i trend che nel corso di questi ultimi mesi hanno visto un'accelerazione c'è quello che riguarda il mondo dei crediti problematici. Già da inizio anno il settore vive un processo di consolidamento significativo e oggi più che mai i servicer stanno schierando le loro armate per spuntarla in questo risiko. L'accordo esclusivo tra Banca Ifis e Credito fondiario è uno degli ultimi esempi. Ma c'è anche l'accordo sugli Utp di Intesa e Prelios, per dirne un altro. Di spazio ce n'è anche per i servicer di medie dimensioni come il gruppo Sistemia, ceduto lo scorso giugno da Kkr ai francesi di MCSDSO; Officine Cst, controllata di Cerberus, e il servicer romano Phoenix, dove di recente hanno fatto il loro ingresso Anacap e Pimco.
Tutte queste operazioni cosa ci dicono?
Innanzitutto, che la "stazza", cioè la grandezza della struttura, è un elemento necessario ma non sufficiente. Serve massa critica da gestire e su cui avviare le pratiche di recupero (per gli npl) e rimessa in bonis (per gli utp). Serve dunque comprare pacchetti per far fronte ai costi (di personale e di strumenti tecnologici) che strutture grandi comportano. Comprarli sì, ma a un prezzo sostenibile. Perché il recupero vero dei crediti deteriorati è possibile solo se nel frattempo riparte anche l'economia. Se quell'impresa o quella famiglia quei soldi non li hanno, non ci sono strumenti tecnologici o strategie che tengano. E il rischio bolla è dietro l'angolo.
Secondo, le strategie. Come in molti settori, un elemento strategico spesso vincente è la specializzazione. Quanti servicer a oggi hanno orientato le loro acquisizioni in ottica di specializzazione? Forse non abbastanza. Eppure la specializzazione sarà forse una delle sfide principali dei prossimi anni. Il mercato del credito è stato investito da una vera e propria rivoluzione e ha bisogno di nuove competenze, sia a livello tecnologico che di gestione, per garantire una partecipazione sempre più attiva in tutte le fasi di lavorazione. Competenze che, considerando la complessità del lavoro, non possono prescindere da una conoscenza approfondita di ciò che si sta valutando, sia nel caso degli npls sia, a maggior ragione, degli utp.
Allo stesso tempo, e questo è un terzo punto fondamentale, occorre diversificare. Più che nei crediti in sé, nelle geografie, come fanno i colossi internazionali. I crediti deteriorati delle banche del nostro Paese sono in calo. Le masse, si spera, si sgonfieranno. Dove si sposteranno i big del settore? Qualcuno è già andato in Grecia, ad esempio. Spagna e Portogallo sono già sotto i riflettori. E nel futuro? Per dirlo non serve la sfera di cristallo ma basta guardare i fatti. Fra quelli che lo fanno c'è chi si dice pronto a spostarsi in Germania?