Fabio Scorza-Indipendenza e libertà; concetti chiave in una società moderna e sana

 by F. Scorza Opinione Alternativa blog (6-2018)


"Noi vogliamo la libertà per la libertà e in ogni circostanza particolare, volendo la libertà, scopriamo che essa dipende interamente dalla libertà degli altri e che la libertà degli altri dipende dalla nostra. Io sono obbligato a volere, contemporaneamente alla mia libertà, la libertà degli altri: i primi che negheranno a sé stessi la loro totale libertà, negheranno anche la libertà degli altri e li chiamerò vili"


La felicità dell'uomo comune consiste nell'alternanza di lavoro e piacere: per me, invece, sono una cosa sola. Un uomo come me, soprattutto finché giovane, si sente costantemente, in tutte le situazioni della vita, simile a chi indossa abiti che non gli vanno bene. Ciò che tra le cose esterne è più vicino alla mia persona, come la camicia al corpo, è la mia indipendenza: essa non ammette che io sia costretto a dimenticare chi sono e assuma il ruolo di un altro, per esempio quello di un professore, per il quale il proprio sapere e il proprio pensiero sono ciò che per il bottegaio è la merce che espone in vetrina. E penso a tutti quelli che invece mi davano contro, sostenendo che così sarei stato molto infelice. Se a volte mi sono sentito infelice, è accaduto più per uno sbaglio di persona, perché mi sono creduto un altro rispetto a quello che sono, e ho compianto la miseria di costui. Appena capito quale fosse la mia posizione nel mondo e rispetto al mondo, con sufficiente chiarezza, ho applicato nella mia vita il principio di essere fedele a me stesso, senza temere il giudizio sulla dignità morale delle mie azioni. Per quanto riguarda le mie pretese, coloro che sono in grado di percepire su cosa si fondano, le lascerebbero sussistere, perché esse non interferiscono con i loro interessi. Come le pareti limitano lo sguardo, che poi torna a dilatarsi quando davanti a sé ha soltanto campi e campagna, così la società limita la mia mente e la solitudine torna a dilatarla. Ci si deve abituare ad ascoltare qualunque cosa, anche la più folle, in tutta pacatezza, evitando qualsiasi conflitto. Non si deve badare al successo o all'insuccesso del momento, e all'impressione che suscitano; da come gli altri si comportano con noi non dobbiamo desumere e apprendere chi siamo noi, bensì chi sono loro. Non appena ho iniziato a pensare, mi sono sentito diverso nel mondo. Spesso in gioventù ho temuto per me, perché ho creduto che la ragione sarebbe stata dalla parte della maggioranza. Poi dopo ogni nuovo conflitto, io guadagnavo sempre più indipendenza, ma mi veniva limitata sempre più la mia libertà. A quarant'anni mi sembrava di avere vinto, in ultima istanza, il processo d'indipendenza, e mi sentivo più in alto di quanto non avessi mai osato immaginare: ma il mondo è diventato per me vuoto e desolato. Per tutta la vita mi sono sentito terribilmente solo, e nell'intimo ho sempre sospirato: ora dammi un essere umano! Eppure, in tutta sincerità posso dire che non è dipeso da me: non ho respinto né rifuggito nessuno che, di mente e di cuore, fosse un essere umano. La maggior parte degli uomini sono come i semi dell'ippocastano: hanno l'aspetto delle castagne vere, ma non sono commestibili. Il tempo libero è il massimo bene su questa terra. Quando nasce un essere, l'unica cosa auspicabile è che per l'intera sua vita, ogni giorno e ogni ora, sia il più possibile sé stesso e viva per il bene della sua Anima. Ma è difficile soddisfare questa esigenza in un mondo in cui la sorte e la destinazione dell'uomo son ben altre, e in cui si deve far rotta, tra la povertà che ci toglie tutto il tempo libero, e la ricchezza che tende in ogni modo a guastarcelo e sottrarcelo. La società determina la sorte dell'uomo, di giorno il lavoro, di notte il riposo, e ben poco tempo libero, e l'unica sua felicità: moglie e figli, che gli sono di consolazione in vita e in punto di morte, ma che, spesso, sono anche causa d'innumerevoli problemi. Se m'intrattengo con le persone, recepisco opinioni che sono per lo più condizionate, piatte, o menzognere. Se m'intrattengo con la Natura, essa porge, vera e schietta, l'intera essenza di tutte le cose di cui parla, ben visibile e inesauribile, e mi parla nel linguaggio della mia Anima. I miei pensieri e il modo in cui comunicarli sono una questione che mi sta molto a cuore, ma questo, nella maggioranza delle persone, non accade: nel loro "libero" pensare e parlare non c'è un vero interesse, e il loro prendervi parte manca di ardore perché se ne lascino coinvolgere pienamente. La scelta è possibile in un certo senso, ma ciò che non è assolutamente possibile è non scegliere. Io posso sempre "scegliere", ma devo sapere che, se non scelgo, io scelgo comunque. In ogni modo io porto la responsabilità di una scelta che, impegnandomi, impegna anche l'intera umanità. L'uomo si trova in una situazione organizzata, nella quale egli stesso è impegnato; egli impegna con la sua scelta l'umanità intera e non può evitare di scegliere. L'uomo si fa; non è qualcosa di bell'e fatto in partenza; egli si fa scegliendo la propria morale, e la pressione delle circostanze è tale che non può non sceglierne una. Noi non definiamo l'uomo che in relazione a un impegno. La scelta è sempre nell'ambito di una situazione; si sceglie al cospetto degli altri e ci si scegli al cospetto degli altri. La malafede è, evidentemente, una menzogna, perché essa dissimula la totale libertà dell'impegno. Noi vogliamo la libertà per la libertà e in ogni circostanza particolare, volendo la libertà, scopriamo che essa dipende interamente dalla libertà degli altri e che la libertà degli altri dipende dalla nostra. Io sono obbligato a volere, contemporaneamente alla mia libertà, la libertà degli altri: i primi che negheranno a sé stessi la loro totale libertà, negheranno anche la libertà degli altri e li chiamerò vili. Così, benché il contenuto della morale sia soggettiva e variabile, una certa forma di questa morale è universale. La vita non ha senso a priori; prima che noi la viviamo, la vita di per sé non è nulla, sta a noi darle un senso, e il valore non è altro che il senso che scegliamo. Così vedete che c'è la possibilità di creare una comunità nuova. La parola umanesimo ha due sensi molto differenti. Per umanesimo si può intendere una dottrina che considera l'uomo come fine e come valore superiore. Per esempio, io personalmente, che non ho costruito gli aeroplani, trarrò "beneficio" da questa particolare invenzione e potrò personalmente, in quanto sono uomo, considerarmi responsabile ed onorato per certi atti primi di altri uomini. Il che presuppone che noi possiamo attribuire un valore all'uomo in seguito agli atti più elevati compiuti da alcuni uomini. Questo umanesimo è assurdo! Ma l'umanesimo ha anche un altro senso ed è questo: l'uomo solo, "progettandosi", fa esistere l'uomo e, dall'altra parte, solo perseguendo fini trascendenti, egli può esistere. Nel senso che l'uomo non è chiuso in sé stesso, ma sempre presente in un universo. Ricordiamo all'uomo che non c'è altro legislatore che lui medesimo e che, proprio nell'abbandono e proiettandosi al di fuori di sé stesso, egli deciderà di sé stesso; non nel rivolgersi verso sé stesso, ma sempre cercando fuori di sé uno scopo, che è quella liberazione, quell'attuazione particolare, in cui l'uomo si realizzerà precisamente come uomo. Bisogna che l'uomo ritrovi sé stesso e si persuada che niente può salvarlo da sé stesso. In questo senso è una dottrina d'azione e non di sottomissione. In un epoca come la nostra, nella quale diversi partiti si contendono il potere, l'impegno non consiste nell'entrare in uno di essi per definire sé stesso e la propria posizione, ma nel tentare di agire sui vari partiti.


Fabio Scorza


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