Luca Siniscalco intervista: la Kultur 2.0 nell'era del virus

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Luca, 2020 contaminato purtroppo dal noto virus, tuttavia la cultura almeno Altra, non convenzionale, certamente resiste. Uno zoom ampio sulle tue più recenti azioni, post l'attuale in certo senso guerra post-batteriologica?


L'azione culturale, intesa non come filologia riduzionista o pedante nozionismo, bensì quale ricerca estetica, culto (dal latino colere, "coltivare") della Bellezza, vorace curiosità per l'eccentrico (unito al policentrico e all'acentrico), vocazione e irradiazione, non s'infrange – se non sul piano materiale ed esteriore – di fronte al virus. Vive in ogni postura che insuffla di mistero l'esistenza quotidiana.

Per quanto riguarda le mie specifiche attività, cui generosamente accordi il tuo interesse, ne elenco le più significative, radunandole in quelli che sono attualmente i miei tre principali ambiti d'azione: l'Accademia, l'editoria e l'arte.

Sul primo livello sono impegnato nella elaborazione del programma didattico dei tre corsi di cui sono Docente Incaricato presso Unitre Milano, che inaugurerà l'anno accademico, in presenza e online, da metà ottobre: Filosofia contemporanea, Storia e cultura dell'esoterismo, Letteratura e storia contemporanea. È inoltre in preparazione il secondo fascicolo della rivista «Informazione Filosofica», del cui Comitato tecnico-editoriale sono membro, dedicato alla polarità concettuale di Ordine e Caos.

In ambito editoriale ha visto recentemente pubblicazione, grazie alle Edizioni Bietti, la mia traduzione e curatela del volumetto di Nicolaus Sombart (figlio del più celebre economista tedesco Werner) dedicato a Ernst Jünger. Un dandy nelle tempeste d'acciaio: lo scrittore tedesco è qui interpretato al crocevia fra dandismo ed estetismo novecentesco da un lato, e tradizione prussiana e misticismo teutonico dall'altro. In lavorazione diversi altri saggi, di cui darò nei prossimi mesi notizia.

In ambito artistico, infine, nonostante le difficoltà connesse alle limitazioni legate al Covid-19, sono state recentemente allestite due importanti mostre, a mia cura: a Brescia, presso la Galleria Aref (Piazza della Loggia 11), Iconosophia, mostra personale del visionario "pittore filosofale" Alessandro Bulgarini (aperta al pubblico sino al 25 ottobre); a Desio, presso Villa Cusani Tittoni Traversi, ha invece luogo la sesta edizione del Festival del Nuovo Rinascimento, diretta dal fondatore del Metateismo Davide Foschi, che coinvolge 27 artisti internazionali in un'affascinante interpretazione d'avanguardia del lascito del maestro rinascimentale Raffaello, a cinquecento anni dalla morte (aperta al pubblico, tramite visite guidate, sino all'11 ottobre).

Se il virus ha contaminato il nostro tempo, a noi rimane l'occasione di contaminare demiurgicamente il tempo del virus.



Luca, il futuro sembra in certo senso congelato, almeno ora: tuttavia nel tuo percorso, fin dagli esordi, la ricerca di un futuro anteriore o tradizionalità in tal senso "moderna" come password per il "Fu" avvenire. Può essere, in senso strutturale, questa la risposta per le nuove generazioni defuturizzate?


Ben hai espresso, con un linguaggio lirico e futuribile, quella esigenza di una patria interiore – da cui possa scaturire un rinnovamento autentico di tutti i domini dell'umano – che numerosi fra gli autori a me cari (mi limito qui a citare Jünger, Heidegger, Evola, Eliade e Dugin) hanno colto in una Origine che non è futura né tanto meno passata, bensì extra-temporale (das Zeitlose, l'eterno in quanto sottratto al tempo), intrinsecamente qualitativa, nucleo dinamico entro cui storia e sovrastoria, immanenza e trascendenza, ordine e caos, materia e spirito si trovano connessi, coimplicati, dinamicamente interferenti l'un l'altro. L'accesso a questa dimensione – da cui scaturiscono tanto il senso quanto il non-senso, in quanto lavacro abissale e immemoriale – è mediato dai linguaggi dell'arte, del simbolo, del sacro e degli archetipi. Sulle differenti modalità concepite per accedervi non è il caso di entrare, ma imprescindibile rimane – ci tengo a precisarlo – la consapevolezza che «l'eternità non è nell'ordine del tempo, ma nell'ordine dell'intensità» (Nicolás Gómez Dávila), e che la fuoriuscita da schemi di pensiero razionalisti, binari e riduzionisti sia il passaggio fondamentale verso il Nuovo Inizio (per dirla con Heidegger), di qualsivoglia fattezza lo si immagini. Ricerca speculativa e prassi concreta devono convergere verso il recupero di «quella componente sconosciuta che rende possibile il significato, che trasforma gli eventi in esperienze: in una parola la base poetica della mente, la dimensione "immaginale" che consente di guardare il mondo muovendo da una coscienza legata alla vita e al cosmo» (Giovanni Sessa). 


a cura di Roby Guerra