Anarchia e Futuro nel Metaverso, intervista a Michele Nigro
a cura di Roberto Guerra
"Anarcometaverso", di Michele Nigro
in "DELLE ELOQUENTI DISTOPIE 2"
(DELOS EDIZIONI a cura di SANDRO BATTISTI, 2023, Delos Digital, con Helena Velena, Michele Nigro, Franco Ricciardiello)
(Roberto Guerra) Il tuo racconto ("Anarcometaverso") narra di un supercarcere del futuro prossimo in un mondo dominato dal Metaverso, anzi Metaversale: e l'utopia della sconfitta del crimine, almeno potenzialmente, pena e riabilitazione, sembra raggiunta. E senza celle! In quasi piena libertà! Ti pare davvero possibile?
D-Naturalmente, ci sono sempre degli Hackers speciali che in nome dell'abolizione del corpo, una assoluta immersione nel Virtuale, parlano della Vera Liberazione.
R-Ho trovato ispirazione, sia per la storia che per alcuni personaggi, nelle vicende di Alfredo Cospito, l'anarchico insurrezionalista italiano assurto alle cronache per il suo sciopero della fame contro il 41-bis (e per lo squallido coinvolgimento di alcuni politici di entrambi gli schieramenti che non hanno perso occasione per politicizzare il tutto…), e di Theodore Kaczynski ̶ luddista meglio conosciuto col nome di "Unabomber", che anni fa tentai di intervistare ̶ : dalla "fusione" dei loro nomi è nato il personaggio di Alfred Kaczynski che nel mio racconto è uno degli anarchici che riuscendo a liberarsi dal carcere metaversale, lasciando il proprio corpo in mano ai carcerieri e fuggendo nel Metaverso sotto forma di ghost, pone ai suoi compagni di lotta e a noi lettori dall'altra parte del foglio non poche "questioni filosofiche", ovviamente non risolvibili nello spazio di un racconto, intorno all'importanza della mente (o anima, termine più affine a un'impostazione spiritualistica e non meramente tecnologica), alla rivalutazione dell'antico concetto di avatar ovvero della manifestazione concreta della nostra essenza più alta, o se vogliamo, della parte divina che è in noi e che abbiamo dimenticato per assecondare le esigenze (abilmente captate dal sistema consumistico o da questo indotte) di un corpo schiavo della Pubblicità. E infine intorno alla questione delle questioni: la Morte; la valorizzazione del ghost, dell'anima, potrebbe rappresentare un "approccio laico" alla comprensione e accettazione del dopo-morte? A me personalmente non interessa la fattibilità di ciò che illustro nel mio racconto; non so se sarà realmente possibile in futuro questa separazione tra mente e corpo, ma come sempre la fantascienza ci invita a sospendere la nostra incredulità per ragionare sul presente, su come viviamo oggi interiormente.
Noi tutti siamo legati ai piaceri che il corpo ci dona in questa vita, oltre alle inevitabili sofferenze che fanno parte del "pacchetto" esistenziale. Nel mio racconto non mi riferisco indirettamente a una liberazione attraverso improbabili vie ascetiche, ma auspicherei almeno a una presa di coscienza della nostra condizione di consumatori: "abbandonare" ogni tanto il corpo per tornare a intercettare altre priorità "superiori". Forse oggi essere "anarchici" significa acquisire questa consapevolezza? E l'"eversione" è tutto ciò che ci distrae dal progetto che un certo capitalismo ha pensato su di noi? Chissà… E l'"immersione nel virtuale" è la metafora laica di una sempre più urgente riscoperta spirituale da parte di un'umanità allo sbando? Domande aperte…
D-Al di là dello scenario, in particolare mi hanno colpito due aspetti: il ruolo della burocrazia, morale, e delle istituzioni, come cancro eterno anche per l'evoluzione di questa dinamica penitenziaria. E il ruolo del Corpo Reale sempre offeso nelle ere precedenti, sottovalutando la mente.
R-Quello che per alcuni di noi è considerato "cancro eterno", per altri è assicurazione bioetica affinché non si ecceda in un evoluzionismo fuori controllo: il cosiddetto transumanesimo non sta avendo e non avrà vita facile. La burocrazia è solo il "braccio armato" di una morale che ostacola l'evoluzione. Ma la Storia ci insegna che dietro ogni morale c'è sempre una convenienza non soddisfatta; una volta individuata la chiave giusta, ogni morale viene prima o poi, in un modo o nell'altro, piegata al progresso. Io per ora non credo di intravedere all'orizzonte una simile trasformazione del metodo penitenziario-riabilitativo ̶ l'ambientazione fantascientifica serve per proiettare il lettore in un tempo diverso, per poi alla fine tornare a parlare di noi nel presente ̶ , ma a proposito di separazione tra mente e corpo oggi si considera sempre più come realistico il processo di mind uploading ovvero della possibilità tecnologica di scansionare e conservare la mente cosciente di un individuo riversandola su un substrato non biologico, verosimilmente un supercomputer capace di assicurare a quella mente un'interattività come se fosse ancora conservata in un cervello biologico. Ipotesi che fa rabbrividire alcuni ma che affascina al tempo stesso. Al di là delle possibilità concrete nel poter compiere in futuro un simile "trasbordo" di mente, nel mio racconto "Anarcometaverso" cerco di accennare a quelle che sono state e sono ancora le eterne domande dell'uomo sull'indipendenza o meno della mente dal corpo, se esiste concretamente (al di là del proprio credo religioso) la possibilità di un'esistenza post-mortem di quella che comunemente definiamo anima, se educarci (già in vita) a tenere separati mente e corpo può salvarci da una sorta di schiavitù capitalistico-consumistica: lasciare il corpo alle correnti del proprio tempo e coltivare intimamente un pensiero privato inattaccabile è una soluzione onesta o illusoria e anche un po' triste? Se discipliniamo i nostri sensi, siamo sicuri che il corpo seguirà di conseguenza quella disciplina? O siamo tutti vittime inconsapevoli e senza vie di scampo di un'imperante opera di influencing? Punire il corpo per ottenere una risposta pavloviana al rispetto della legge, assicura anche una vera, consapevole e profonda evoluzione dell'animo umano? E se la risposta è "no" per quel che riguarda il sistema punitivo-riabilitativo descritto nel racconto, non potrebbe valere anche per tutte quante le altre scelte, anche quelle veniali, del nostro esistere? Altre domande aperte…
(Roberto Guerra) Nei racconti, anche Helena Velena (una sorta di geopolitica avveniristica nella speranza ancora progressista - o la solita illusione?) e Franco Ricciardiello, un Bob Dylan nel metaverso di simile "ideologia".
(Michele Nigro) Sono in ottima compagnia e trovo interessanti le tue definizioni degli altri due racconti che compongono, insieme al mio, il secondo volume di questa antologia in e-book curata da Sandro Battisti e dedicata a eloquenti visioni distopiche. Non so quanto io sia riuscito a essere "eloquente"; so solo che la narrativa distopica abbonda, da sempre, di visioni poco tranquillizzanti perché questo è il suo "mestiere": proiettarci in futuri scomodi per renderci consapevoli delle premesse di quei futuri che abbiamo sotto il naso nel presente. A volte si ha come l'impressione che tutto sia stato già detto e scritto, che il presente ormai abbia abbondantemente superato il futuro immaginato dagli autori del passato, ma così non è, non può essere: se è vero che oggi ci troviamo a vivere scenari "profeticamente" descritti da scrittori di fantascienza dotati di notevoli capacità visionarie, è altrettanto vero che c'è un'enorme quantità di materiale scientifico e culturale inutilizzato o utilizzato parzialmente. Quindi attendiamo con curiosità il volume terzo di "Delle eloquenti distopie"…
https://delos.digital/9788825427431/delle-eloquenti-distopie-2
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