Angelo Giubileo, Tra Harari e il Neuralink di Musk



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Da: Angelo Giubileo <angelogiubileo6@gmail.com>

La forza del dubbio

Nel 1969, Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend si chiedono - nella loro monumentale opera "Il Mulino di Amleto" pubblicata in Italia per la prima volta nel 1983 - se, all'alba del discorso su ciò che chiamano "dinosauri elettronici", sia ancora possibile una nuova "sintesi". Aggiungendo altresì che, se sarà, ancora non la s'intravede all'orizzonte, e quindi, se possibile, "è oltre l'orizzonte" medesimo.
Per chi non ha mai letto l'opera complessiva di Giorgio de Santillana, è utile dire che essa è come "un pozzo senza fondo", che ricerca e analizza la struttura del tempo e il linguaggio del mito, attraverso cui scoprire l'essenza dell'uomo e della natura che ci circonda.
Tutto ciò che "i nostri più antichi progenitori" - come li chiama Aristotele nella sua Metaphisica - identificavano con il nome di "divino".
Qualche anno fa, era il 2015, Yuval Noah Harari ha dato alle stampe un nuovo libro dal titolo "Homo Deus", sottititolato "breve storia del futuro".
Negli ultimi trent'anni e più, abbiamo sentito parlare molto più di futuro, e perfino di un futuro transumanista caratterizzato dall'avvento di un nuovo uomo, superumano, ultraumano o postumano che dir si voglia. 
Ma, non illudetevi: il tempo della scelta non passerà neanche stavolta. Ciò che invece può mutare è il fatto che la scelta spetti ancora a ognuno di noi, preso singolarmente.
Con il primo microchip impiantato da Neuralink in un cervello umano, la storia di ogni umano può ora cambiare prospettiva, così che, oltre l'orizzonte, già s'intravede una "nuova sintesi". È trascorso quasi un secolo da quando Huxley ha prefigurato l'avvento di "Il mondo nuovo". Era il 1932. Ci sono voluti quindi novant'anni circa. 
Ma: qual è la differenza essenziale tra il vecchio e il nuovo, che con estrema difficoltà, in generale, ancora si stenta a cogliere? Il vecchio mondo - da sempre, e cioè fin dall'origine di ciò che ancora chiamiamo "umano" - era ed è ancora indissolubilmente legato al dubbio, al mistero e all'enigma dell'"essere che è e non può non essere", come direbbe ancora oggi il mio amato Parmenide: il dubbio che il futuro sia e che sia per mano delle "forme" che sono e che potrebbero essere. E quindi, mediante il focus del microchip e la tecnica del nuovo impianto cerebrale, si prefigura già oggi un nuovo orizzonte in cui il dubbio non faccia più parte del nostro apparato senso-motorio e sia quindi bandito per sempre, mediante la costruzione di un nuovo apparato e un nuovo paradiso scientifico-tecnologico. 
Ciò premesso, ognuno di noi sarà ancora disposto a vivere, tradizionalmente, nel dubbio oppure preferirà vivere nelle certezze che l'"impulso" elettronico sarà capace di trasmetterci? L'interrogativo bussa già ora alle nostre porte per entrare. Allo stesso modo del Cervo (Saturno-Prometeo-Cristo è tantissimi altri) di cui si narra nel più antico mito dei Catlo'ltq della Columbia Britannica: "Un uomo aveva una figlia che possedeva un arco e una freccia meravigliosi, con cui poteva abbattere tutto quello che voleva. Ma era pigra e se ne stava sempre a dormire. Per questo motivo, suo padre si adirò e le disse: 'Non startene sempre a dormire; prendi invece il tuo arco e la tua freccia e colpisci l'ombelico dell'oceano, così che noi si ottenga il fuoco'". La figlia lo accontentò. E allora, "il vecchio fu contento. Accese un gran fuoco e, poiché voleva tenerselo per sé, costruì una casa con una porta che si apriva e si chiudeva a scatto come una mascella uccidendo tutti quelli che volevano entrare. Ma la gente sapeva che egli possedeva il fuoco, e Cervo decise di rubarlo per loro …". 
Chi vuol esser lieto sia, del futuro non v'è certezza!
Angelo Giubileo 


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Roberto Guerra