Considerazioni sul teatro maggiore di F.T.Marinetti

Se c'è un merito straordinario da attribuire al lascito di F.T.Marinetti è quello di aver tentato di spezzare i confini tra la cultura e la gente, e non solo tra gli intellettuali e i cittadini del mondo,ma anche tra il palcoscenico delle idee e del pensiero e il pubblico anche quello distratto e ineducato. Una teatralità, dunque, senza limiti e senza confini, che unisce nell'intuizione di Marinetti le due parti di mondo, quella attiva e trainante, potenzialmente futurista, e la vasta platea di segue e dovrebbe reinterpretarne il messaggio rivoluzionario di modernità e di novità. Il Marinetti dei Manifesti era attratto per vocazione alla istrionesca rappresentazione di sé e delle sue enunciazioni di cambiamento. Ecco il sunto di Marinetti: cambiare per rinnovare. E ciò dal suo primo verso de Le vieux marins fino alla sua morte nel terribile ed epocale 1944. lirico ed iperlirico, Marinetti fissò nella grande produzione letteraria i principi già proclamati nella stagione movimentistica iniziale. Il Re Baldoria, pervasa anche di motivazioni patafisiche alla Alfred Jarry, rappresenta con tutti i suoi valori e sbandierati "disvalori" un irrompere nel dibattito sociale alla maniera barresiana, ugualitaria, boulangista e critica. Dedicata a Paul Adam, Il Re Baldoria, il lavoro è attraversata da una vena di radicale pessimistico in perfetta linea con il pensiero irrazionalista ed antilluminista che va da Stirner a Nietzsche. Si tratta di un inno alla degenerazione fisica e morale, in attesa del cambiamento scritta in quattro atti (originariamente in francese) che Marinetti alza per una rivoluzione del costume teatrale e sociale in sintonia con le avanguardie più aperte alla trasgressione.
Casalino Pierluigi, 21.02.2015