L'Oceano del cuore

L'ennesima schermaglia che contrappone fede religiosa e fede nella scienza e nella razionalità, fede nei miracoli e fede nella capacità dell'uomo di risolvere i problemi, attraverso il metodo scientifico e e tecnologico. Questo il messaggio del marinettiano Oceano del cuore, opera teatrale di chiaro indirizzo futurista, ancorché sceneggiato tra il mare e il cielo nell'interno di un transatlantico, il Dante, diretto in Brasile e poi in Uruguay. Nel porto di Rio di Janeiro la nave comincia manifestare difficoltà di navigazione e a rischiare l'affondamento. Il disastro viene evitato e la circostanza susciterà un dibattito serrato tra il comandante ed una donna dotata di grandi qualità intuitive e dotata di grande fede religiosa. La donna, definita santa, esalta l'avvenuto intervento della fede che avrebbe scongiurato il disastro. La "santa", al secolo una giovane e bellissima Simonetta di Spagna, già sfuggita alla sua nobile famiglia che la costringeva ad entrare in convento, e poi imbarcata sul Dante, si confronta aspramente con il comandante, il deciso e spigoloso Leone Palumbo. Lo scontro è senza vinti, né vincitori ed è la misura della aperta ed inesauribile questione sul confronto tra scienza e religione. In un modo o nell'altro, tra il conforto della preghiera e la perizia del personale di bordo, il Dante prosegue comunque verso l'Uruguay. Marinetti si immerge qui in pieno nella logica futuristica, trascinandovi l'Oceano del cuore, ma si distingue pure per una sua originale visone dello scontro tra conoscenza e mistero. Un dibattito che continua ai giorni nostri, spostandosi drammaticamente su terreni meno tradizionali per investire il dissidio tra ragione e fanatismo.
Casalino Pierluigi, 6.02.2015