SE SI ESPROPRIA IL FUTURO, CANCELLANDO IL PASSATO

Il futuro è figlio del passato ed è massima antica. Per la seconda volta in questo inizio di Terzo Millennio, bande di scellerati fanatici colpiscono l'arte e la civiltà, abbattendone i monumenti nel nome di un'oscura propaganda di manipolazione della verità. Una delle reazioni più grottesche al lascito di splendori della Firenze dei Medici fu quella di coprire le nudità delle statue e di occultarne le cosiddette vergogne con la furia settaria del clericalismo più estremo. Ad analoghi scempi si assistette anche al tempo del nazismo ed in altre stagioni dell'eclissi della ragione. Ma mai nessuno ha pensato di distruggere in questo modo lasciti ineguagliabili dell'umanità come stanno facendo in questi giorni schiere di vandali invasati e pervasi da un fondamentalismo spaventoso in quella che è stata e resta la culla della della storia universale. Il Futurismo proclamò una rivoluzione creativa, nell'intento di rinnovare il costume della società, coniugando il dinamismo della scienza e della tecnica con lo spirito inventivo innato nell'uomo: su questa sua filosofia il Futurismo formulò la suggestione dell'avventura per l'umanità futura, senza mai rinnegare le conquiste del genio, ma per rilanciarle nella prospettiva di un domani migliore. Costoro, al contrario, puntano a riportare indietro le lancette degli orologi della storia e ad eliminare ogni traccia di luce intellettuale Neppure all'epoca delle devastazioni mongoliche la terra mesopotamica conobbe tali offese al suo straordinario patrimonio culturale. Ibn Khaldùn, il grande maestro della storiografia araba, descrisse con amare considerazioni gli orrori di quei giorni e si spense in una Damasco assediata dalle orde dei mongoli. Il grande pensatore arabo-andaluso Ibn Rushd (l'Averroè dei latini), ammirato da Dante, si contorce certamente nella tomba di fronte a queste ferite della ragione, a questo esproprio del futuro, attraverso la cancellazione del passato: una grave colpa che ricadrà su coloro che reggono le sorti delle nazioni e che hanno permesso una tale deriva.
Casalino Pierluigi, 26.02.2015