GIORDANO BRUNO, UN INTELLETTUALE PER I NOSTRI TEMPI OVVERO UN FUTURISTA DELLA LIBERTA' DI PENSIERO.

Formato da un educatore al senso critico, come è stato, al liceo salesiano di Alassio, il compianto don Paolo Natali, tanto pio quanto anticlericale, non mi sorprende il ritorno di fiamma, in tempi di nuovo calamitoso fanatismo, verso Giordano Bruno. Nonostante che la "brunomania" sia stata più volte condannata anche dalle colonne de La Civiltà Cattolica dei padri gesuiti, soprattutto quando venne inaugurato a Campo dei Fiori il monumento al religioso finito sul rogo per eresia, la memoria di questo frate domenicano a dir poco futurista per la sua dose di coraggio civile non viene meno. Non è qui il caso di approfondire le luci e le ombre della sua parabola intellettuale (soggetta anch'essa al giudizio della Storia), ma non si può non soffermarsi nel celebrarne lo spirito critico. Se l'Italia laica rivendica Giordano Bruno come un suo paladino, in realtà, aldilà delle ragioni di bottega di questo o quello schieramento civile (e delle relative, reciproche strumentalizzazioni), occorre riconoscere il lascito significativo di Bruno nel contesto di quel processo che oggi è vincente in tutto l'Occidente: il principio di tolleranza. Una base su cui si fonda la democrazia moderna e senza il quale la barbarie controrivoluzionaria del fanatismo e degli integralismi di ogni colore prenderebbero il loro sinistro sopravvento.
Casalino Pierluigi, 15.02.2015