Ferrara, Povia e il Pop italiano Contro Politik


di Roby Guerra

Ieri sera alla Sala Estense, nonostante il quotidiano silenzio stampa della casta dei giornalisti ferraresi, finalmente di scena Povia, il cantante diversamente economista, davanti a un folto pubblico.  Povia celebre già vincitore di Sanremo anni fa, poi  cantante diversamente impegnato rispetto alla storia sociale dei noti colleghi degli anni '70, quando la generation post 68  faceva tribunali del popolo magari a un De Gregori, atipico e sospetto di musica borghese per i testi ermetici.  E nulla in Italia anche nella musica cambia, viste le censure e i diktat che colpiscono Povia per i suoi testi e album controculturali, contro il pensiero unico, contro l'Unione Europea, contro i miti storici persino dell'Unità d'Italia e del Debito Pubblico, case discografiche incluse (Povia ha autoprodotto ad esempio l'ultimo album Nuovo Contrordine Mondiale).
Ebbene, nonostante i soliti radical chic puntuali anche a  Ferrara  nella vigilia, un piccolo grande evento, raro nell'ovatta anche coreografica in certo senso che caratterizza certa presunta Ferrara cittò d'arte, semplicemente... Povia a Ferrara, ottimamente e coraggiosamente presentato dal Gruppo Economia Cittadini di Ferrara a cura di Claudio Pisapia ed altri.   Un concerto Musica e Video,   mixato  e potenziato da interventi degli stessi Povia, Pisapia ed altri, professionalmente e musicalmente ineccepibile, il tutto in una atmosfera antiaccademica e per nulla ostentata e paleoborghese come profumano spesso gli eventi innocui e velleitari tipici di questa città "morta" come giustamente da anni la definisce lo stesso Vittorio Sgarbi.
E canzoni di Povia squisitamente scanzonate, vero minimalismo,  di chiara matrice neodada e neosituazionista, per chi capta il divenire del presente da sguardi liberi e non a una dimensione: finestre e canzoni anche sull'Infanzia come archetipo sempre vivente del Futuro (ecco il senso sempre in progresse degli "storici" Bambini che fanno Ohh!), neovaloriali sulla Tradizione romantica, così è la vita reale e creativa, massimi sistemi e quotidiano soggettivo senza barriere reificate e soprattutto con parole di grande comunicazione.
Povia con delle canzoni pop  esprime in Italia  il meglio tipico della ancora nuova arte  pop di massa del nostro tempo, in pochi minuti ricombinando e criticamente anche questioni complesse ed epocali contemporanei, la "divina " economy,  meglio di lunghe conferenz
e (altrove) o tomi accademici.
La stessa Musica pop italiana o cosiddetta leggera  ha oggi nuovamente un Grande, semplicemente POVIA: che concettualmente ricorda sia la stagione dei veri cantautori impegnati (poco importa in democrazia se non di "sinistra") sia in certo senso  l'individualismo metapolitico e tacitamente contro certo andazzo del tempo come Battisti, anche  contemporaneamente e  indicibile forse per le menti mai a colori di questa Europa daltonica, il populismo ante litteram di un Celentano (anche citato, come lo stesso Totti show pro Povia nel recente Sanremo appassito... in diretta) e l'avanguardia di un Battiato.
Aria di libertà con Povia a Ferrara (e in Italia), un memo.