Transumanesimo: La Singolarità dell’inizio di Angelo Giubileo


In occasione del trecentesimo anniversario della pubblicazione dei Principia di Newton, nel giugno 1987 a Cambridge, il celeberrimo astrofisico Stephen Hawking ha detto: "E' stato interessante osservare il cambiamento d'atteg
giamento nei confronti delle singolarità. Quando ero un perfezionando, quasi nessuno le prendeva sul serio. Oggi, in conseguenza dei teoremi sulla singolarità, quasi tutti pensano che l'universo sia cominciato con una singolarità, in coincidenza con la quale le leggi della fisica sarebbero venute meno. Io penso però che, pur essendoci una singolarità, le leggi della fisica possono tuttavia determinare in che modo l'universo abbia avuto inizio". E dunque, ancora oggi, la nostra discussione si svolge nell'ambito del regno originario della fisica, che, secondo la Teogonia di Esiodo (v. 116), concerne lo Spazio (-aperto-del Kaos).
Cosa c'entri l'analisi di Hawking con il pensiero degli antichi filosofi greci, è presto detto. Perché, ancora oggi ci muoviamo lungo la via tracciata ab initio, che è quella dell'indagine degli antichi pensatori, saggi (sofoi) e fisici greci che, a partire da Anassimandro, hanno indagato la relazione o meglio la "separazione" tra l'"uomo" e la "natura" circo-stante, letteralmente che circonda ciò che sta. E tuttavia, sul principio della "Via" dell'"Essere", "Mente" aveva prevalso su "Parola", i Deva sugli Asura, definiti arroganti da Calasso, che "continuavano a sacrificare nella propria bocca", mentre i Deva preferivano sacrificare gli uni agli altri (Calasso). 
Ma, la parola, avrebbe poi detto lo Straniero di Elea (Parmenide), così nomato dal filosofo (filo-sofos) Platone, non serve ad altro che dare, vanamente, un nome alle cose. E, in qualche modo, quindi, Anassimandro sarebbe diventato il primo testimone della più antica perenne contesa, e così pare c'introduca a un discorso completamente nuovo, che invece così non-è, in ordine alla "trasformazione delle cose", "dal nascere verso il morire", oltrepassando la dimensione separata dello Spazio e conducendoci nella dimensione, tuttavia altrettanto separata, del Tempo. E sarebbe mai, questo, l'inizio del pensiero scientifico e del "periodo assiale" di cui parlerà Jaspers? C'è, quanto meno, da dubitarne. 
Oltrepassando la dimensione originaria dello Spazio e quindi del Tempo, basterebbe rileggere Esiodo, è infatti possibile per noi tracciare una linea di continuità, alla maniera heideggeriana, un sentiero ancora non interrotto, che, in Occidente, da Parmenide - il filosofo dell'Essere, ultimo testimone del discorso del Mythos legato alla più antica contesa -, attraverso Hawking, giunge oggi fino a noi … 
Una prova? Quante ne volete, basta solo cercarle … Ma, se dovesse mancarvene il tempo, gettate lo sguardo e leggete cosa scrive ancora Hawking, in premessa a quanto già citato: "… la teoria quantistica ci ha dischiuso una possibilità nuova, in cui non ci sarebbe alcun confine allo spazio-tempo e quindi non ci sarebbe alcun bisogno di specificare il comportamento a tale confine. Non ci sarebbe alcuna singolarità sottratta all'applicazione delle leggi della scienza e nessun margine estremo dello spazio-tempo in corrispondenza del quale ci si debba appellare a Dio o a qualche nuova legge per fissare le condizioni al contorno per lo spazio-tempo … L'universo sarebbe quindi completamente autonomo e non risentirebbe di alcuna influenza dall'esterno".
Altro che Spazio, altro che Tempo, sarebbe una Terza dimensione di cui non potremmo dire altro se non che semplicemente, é. Una "singolarità" che oltrepassa anche la singolarità "tecnologica", di cui nell'attualità - direbbe ancora Parmenide - è "giusto" che si discuta. @anggiub