Come il passaggio di un tornado, la crisi provocata dal Covid-19 è destinata a lasciare segni molto profondi sull'economia, sul lavoro e sulle città. Al contrario di quelli di un tornado, però, non si tratta di segni evidenti e visibili, non ci sono per fortuna palazzi crollati o infrastrutture da ricostruire, ma gli effetti possono essere altrettanto sconvolgenti e duraturi, lo stiamo vedendo nelle città svuotate con l'estendersi dello smartworking o nella difficoltà di certi settori produttivi di adattarsi al nuovo contesto.
È una "distruzione", seppur immateriale, con cui dovremo fare i conti una volta che il virus sarà diventato gestibile. E per farlo dovremmo pensare già ora al dopo, alla ricostruzione.
È quello che ha fatto ad esempio la City of London Corporations, l'ente di competenza della City di Londra, lo Square Mile che racchiude il gotha della finanza globale. In un documento, redatto con i consulenti Oliver Wyman e Arup e presentato a livello governativo, l'ente punta tutto sui piccoli business per incoraggiarli a ritornare nel centro città e ridare slancio a quello che finora è stato il cuore finanziario europeo. Come? Ad esempio creando hub per startup e fornendo luoghi di lavoro più economici, proponendo biglietti del treno flessibili per quei pendolari che fanno anche smartworking, ripensando agli edifici che oggi ospitano gli uffici, i quali devono essere meglio strutturati per il lavoro da remoto, e fornendo accesso alle strutture di base.
Un aspetto interessante riguarda anche le quotazioni. Le raccomandazioni puntano infatti anche a incoraggiare le Ipo a Londra e suggeriscono una semplificazione della regolamentazione finanziaria così come la protezione dello status dei lavoratori più qualificati dopo la Brexit.
La parola d'ordine è "reimagine", immaginare una nuova Londra e cogliere il momento.
Un discorso che potremmo applicare anche a Milano e all'intero settore finanziario che nel capoluogo lombardo trova la sua espressione. Aggrapparsi all'idea della Milano avuta finora rischia di essere controproducente: il Covid-19 ha cambiato alcune carte in tavola, ha messo in ginocchio alcuni settori, ha portato a galla inefficienze a più livelli, ci ha costretti a ripensare al modo in cui lavoriamo. Tornare indietro, per quanto possa sembrare la via più facile, sarà probabilmente impossibile se non dannoso.
E allora come ripensare la città di Milano e che ruolo può avere la finanza in tutto questo?
Per capirlo occorre lavorare e agire in maniera sistemica, agevolando, così come proposto dalla City of London, l'attività delle imprese più o meno grandi, semplificando gli strumenti finanziari e il loro accesso e puntando sui nuovi business.
Di positivo c'è che i player del settore sono ottimisti e sono pronti a mettere in campo gli strumenti necessari per dare vitalità alle imprese. Come spiega nell'intervista in questo numero di MAG Eugenio Morpurgo, ceo e fondatore di Fineurop Soditic, c'è molta liquidità in circolazione e gran parte di essa è paziente, disposta cioè ad aspettare una sana crescita delle imprese in cui investe. Inoltre l'esigenza delle aziende di risorse per ripartire offrirà nuovi spazi a chi fa private debt, mentre la quotazione in Borsa per le pmi è sempre meno una chimera.
Ridare slancio all'impresa, quindi al lavoro, è l'imperativo. E va fatto tramite proposte concrete, agevolazioni e semplificazioni. È qualcosa che va fatto ora, senza aspettare di contare i cocci.