Pierfranco Bruni intervista: l'Invenzione "mistico-profetica" del futuro presente contro l'era del virus

 
D- Pierfranco, la cultura nell'era del virus, come la vedi e quali scenari invece auspichi?
R. In questo tempo sembra cambiare. Molte cose non sono più le stesse. Anche l'approccio ermeneutico sembra diverso. È come se vivessimo in un sistema completamente nuovo. Nuovo e articolato. Ci coglie impreparati. Impreparati perché è come se l'uomo non temesse mai il peggio. Il pessimo, anzi, delle civiltà non viene mai preso in considerazione. Non viene temuto perché ci si dimentica di tutto. Questo tempo ha dimostrato come se il passato non esistesse, come se non fosse mai esistito. Ecco perché ci meravigliamo del vuoto, dell'isolamento, delle assenze. Purtroppo anche la cultura ha vissuto e vive di paure. Credo che dovremmo convivere a lungo con questa situazione anche se lo spirito vuole entrare in una dimensione di libertà arriva l'inconscio che blocca, blocca perché vogliamo, in un certo qual modo ribelli. Se invece ci educassimo al rispetto delle solitudini, della pazienza e della osservazione saremmo stati e saremmo altri. Guardo al futuro con serenità. Dobbiamo continuare a progettare e ad essere fautori sempre di nuovi rinascimenti nonostante si è entrati in una fase di restaurazione. L'uomo di cultura deve operare, lavorare e trascrivere il proprio viaggio con strumenti diversi. Abbiamo bisogno di attrezzarci con nuovi metodi, nuovi modelli e nuove energie. La cultura vera nessuno può fermarla. Noi siamo figli della volontà di potenza.

D- Pierfranco, prima del virus libri e tour live non stop, dopo comunque una attività - on line dove possibile off line sempre propulsiva, uno zoom personal?
R. Io continuo a lavorare senza mai fermarmi. Certo sono entrato in un viaggio alternativo. La questione on live line... è entrata con serenità anche nei miei parametri. Per chi vive in una visione futurista tutto ciò sviluppa nuove energie. Siamo rivoluzionari di noi stessi. Il futurista non restaura. Rompe barriere e inventa. Siamo in una epoca dove bisogna inventarsi non il futuro, ma il presente, il quotidiano, il sempre cangiante giorno dopo giorno. Perché chiedermi cosa farò domani? Mi chiedo cosa potrò fare oggi. Io vivo ormai in questa prospettiva che è esistenziale ma è profondamente culturale. Vivo on line il mio oggi che potrà essere anche il mio orizzonte. Non si muore tra le carte.

D- Pierfranco, il futuro è ancora possibile, in certo senso?
R. Il futuro comunque è sempre possibile. Essere futuristi non è il futuro in sé. È invece fare del futuro l'oggi. Soltanto così usciamo vivi dalla vita. Dobbiamo sempre avere la forza di essere vivi anche nelle morti annunciate. La speranza non è sperare. È sostenere il magico segno della profezia. Siamo profeti e mistici. In fondo io vivo da mistico profeta.

 a cura di R. Guerra

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