Tempi Postumani, intervista a Maurizio Ganzaroli

*Maurizio Ganzaroli, tra gli autori e sua una delle prefazioni per Posthuman Time. Il futuro presente (La Carmelina edizioni, Ferrara-Roma, 2015) a cura di Roby Guerra. Nota e contributo anche di Cristiano Rocchio, oltre a brevi saggi di Pierluigi Casalino, Achille Olivieri, Stefano Vaj, Bruno Vigilio Turra, Marco Tani. Lavoro sui nascenti postumani, già evidenziato dalla stampa nazionale,  MeteoWeb, Blasting News e dalla stampa on line ferrarese (Estense com, Ferrara Italia).

D - I tempi postumani, una risposta a quelli postmoderni ambigui e troppo liquidi?

R- i tempi post-umani hanno già cominciato a rispondere alle esigenze umane, fornendo sempre più in fretta "ricambi" al nostro corpo. Questa velocità permetterà anche che passi sempre meno tempo, perché i prezzi di tali ricambi ed operazioni, diventino più accessibili.

Forse l'avere un corpo estraneo dentro di noi, può sembrare brutto, strano o addirittura immorale, ma non è già così da decenni con il pacemaker?

D-  Secondo te quali le sfide più decisive del futuro per nuovi scenari desiderabili?
R-  le nuove sfide sono le malattie, sempre più aggressive, mutanti e la ricomparsa di quelle che avevamo già debellato da secoli.

Ci sono malattie degenerative determinate dai cibi, sempre meno naturali, dai lavori manuali in condizioni limite, che vengono archiviate come casi anomali, oppure singoli, invece di parlare di serialità nella comparsa di sintomi in condizioni simili o uguali tra loro.

La quantità di malattie rare sta aumentando sempre di più, diventando un fenomeno che dovrebbe essere preso in considerazione, invece di etichettarlo come casi clinici a sé.


       D -L'Italia nel futuro è attardata su posizioni Retro o esistono risorse umane e culturali pronte a tale evoluzione sociale?

R      R- L'Italia è ritardata nel suo sviluppo sociale, economico per questioni di cecità, di comodità e di poca voglia di cambiare per paura di dover decidere.

Ci sono sicuramente fronti progressiste che lavorano per dare una svolta, ma devono sempre faticare in sordina, senza mai esporsi troppo, per evitare di venire cancellati dalla storia.

Andiamo sempre più verso una divisione dell'Italia, ma non solo come regioni, staterelli ecc, ai Tempi di Garibaldi, ma peggio ancora, dove il lavoro di uno è completamente diviso da quello di un altro, pur andando nella medesima direzione, perché il caos non fa unione.

D-  La politica è credibile? E la scienza come futurpolitica?

        R - Sai che di politica non me ne interesso, ma credo che al giorno d'oggi sia credibile solo ciò che da risultati, indipendentemente da come vengano proposte le cose e per quanto abbellite possano essere da belle parole o intenti.

La scienza non potrebbe mai divenire una politica del futuro, perché è portata all'espansione della propria conoscenza.

D-  La tua astronave culturale specifica e il tuo testo per Posthuman Time, un approfondimento rapido?

R-  Siamo ad un punto in cui il futuro di Clarcke, di Dick e Asimov è arrivato, ma non in scala globale come pensavano loro e non per il bene dell'umanità, ma per creare l'illusione di avere tutto, di sapere tutto, ma senza rendersi conto che la troppa conoscenza se non è filtrata, e pari l'ignoranza.
Il mio percorso culturale vuol essere soprattutto un viaggio dentro a se stessi, verso le emozioni, la riscoperta della memoria e della conoscenza.
È importante che la coscienza umana non si estingua perché senza quella non può esistere nemmeno l'intelligenza virtuale