1940 LA DEBOLEZZA DELL'ITALIA NEL RAPPORTO DI FORZE NEL MEDITERRANEO

Il trionfo della Germania sulla Francia nel maggio-giugno 1940 ebbe riflessi solo indiretti sul rapporto di forze nel Mediterraneo. Infatti gli obiettivi di Hitler erano individuati soprattutto nell'Europa continentale e, al tempo stesso, nell'ottobre 1936, le potenze dell'Asse avevano vagamente definito spazi separati per le proprie avanzate: partendo dall'Europa centrale verso ovest ed est la Germania, il Mediterraneo per l'Italia. In realtà, il cambiamento nel rapporto di forze nell'Europa occidentale produsse anche qui alcuni sostanziali risultati politici e militari e portò a diversi cambiamenti nel Mediterraneo e nelle zone limitrofe. La circostanza no  fu tale, però, da causare mutamenti sostanziali nello scacchiere bellico. E ciò per tre motivi: fu ben presto chiaro che le forze dell'Italia non erano sufficienti a fronteggiare da sole la situazione in quell'area del Mediterraneo che le era stata assegnata secondo il concetto delle guerre parallele, e a rovesciare l'equilibrio stesso scosso dalla vittoria tedesca sulla Francia, a favore di una superiorità dell'Italia in quello che Mussolini chiamava il mare nostrum; la Gran Bretagna poté conservare e rafforzare la propria posizione sulle rive del Mediterraneo e persino la base sull'isola di Malta; la Germania, infine, rinunciò ad un impegno diretto nel Mediterraneo, in parte per riguardo verso Mussolini, in parte perché interessata a mantenere lo stato di neutralità dell'impero coloniale francese in Africa raggiunto con l'armistizio (per la durata della guerra con l'Inghilterra). Nonostante la grande debolezza militare già dimostrata durante la campagna d'Abissinia e la guerra civile spagnola, l'Italia fascista era stata negli anni Trenta rispettata da tutti in Europa come una "grande potenza". Il ruolo di potenza non belligerante nella prima fase della guerra (1939-1940) avevano ancora di più aumentato tale rispetto per l'Italia da parte degli altri stati. L'Italia infatti aveva svolto una parte rilevante nella strategia degli alleati. Forti contingenti inglesi e francesi di terra, di mare e di aria dovettero restare in quel periodo nel Mediterraneo, perché l'incertezza su, se e come avrebbe agito Mussolini impedì che venissero trasferite nel teatro di guerra occidentale e nell'Atlantico. Si comprende quanta importanza, nei rapporti di forza, venisse data all'Italia anche dai numerosi tentativi che il governo di Londra e quello francese, ma anche lo stesso Roosevelt, fecero nel 1940 per tenere l'Italia fuori del conflitto. Lo stato di non belligeranza, distinto dalla neutralità classica fu senza dubbio un'idea geniale di Mussolini, il quale per alcuni mesi conferì all'Italia un'eccezionale importanza politica sproporzionata alla potenza reale. Nel periodo seguente l'esempio fece scuola, di volta in volta in altre aree di particolare rilevanza strategica, e Spagna e Turchia ne furono i casi più noti. Mussolini interpretò questa parte, pensando forse di giungere ad una miglior posizione per scendere in guerra, come ciò avvenne sul serio nel giugno del 1940. Tuttavia sempre  Mussolini, fino all'ultimo mantenne una condotta prudente, tralasciando di fare concreti preparativi bellici, nonostante le enunciazioni di principio formulate l'11 marzo del 1940 durante una visita di Ribbentrop a Roma. Il seguito è argomento soggetto tuttora a studi, così come quello che fu il ruolo svolto da Galeazzo Ciano in quei mesi.
Casalino Pierluigi, 23.11.2014