I MITI TRA SUGGESTIONE E REALTA'

"Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre" diceva l'autore latino Sallustio. Mai come oggi la suggestione del mito spinge alla riscoperta di quel fantastico universo di idee e di eroi che riempiva le pagine della classicità. Un patrimonio prodigioso ed immaginario che ci guida nel labirinto popolato da animali misteriosi, da divinità nascoste dietro vesti di toro e di cigno, di creature misteriose e mostruose, di chimere e di sfingi, tra metafore e metamorfosi e ninfe che si affacciano dalle cortecce di alberi e dalle rocce o dalle onde del mare. Un itinerario per riscoprire il passato da sogno che si nasconde dietro di noi. Tucidide credeva in Elleno, di cui ricostruì il ruolo politico, ma si mostrava scettico su Ciclopi e Lestrigoni. Aristotele non dubitava della storicità di Minosse. Strabone credeva nell'esistenza di Ulisse, ma riteneva che Omero gli avesse attribuito troppi viaggi. Lucrezio, così ostile alle favole, non metteva in dubbio le guerre di Troia e di Tebe. Gli antichi, dunque, pur con i loro distinguo, credevano nei loro miti. Erano affezionati alle storie ancestrali, anche se si diedero da fare per separare il vero dal falso. Il tutto finalizzato alla cancellazione di assurdi particolari, per salvare un fondo di verità che spesso i moderni confermano con provvidenziali scoperte archeologiche o della preistoria. Nell'Ellade tuttavia avvenne  il grande miracolo intellettuale che è all'origine della civiltà del sapere: si passò dal mito al logos e così nacque la speculazione filosofica e scientifica. Secondo i filosofi, infatti, era allegoria di verità immortali, per gli storici trascurabili deformazioni di verità storiche. Una verità e una realtà, quindi, che periodicamente invecchia e viene sostituita da una nuova.
Casalino Pierluigi, 25.11.2014