LA QUESTIONE ROMANA. ASPETTI DEL PENSIERO DI CAVOUR.

Circa la questione romana, il Cavour affermava che più ci rifletteva e più raggiungeva la convinzione che il Papa non avrebbe mai lasciato i suoi poteri sovrani finché non avesse ottenuto la massima libertà d'azione per la Chiesa, che costituiva il vero punto "irrinunciabile". Tutte le transazioni fondate su interessi meramente temporali sarebbero state inutili ed impossibili, dal momento che il Papa sapeva benissimo che cedendo una parte del territorio veniva a distruggere il principio dell'inalienabilità, che era la sola forza morale che possedesse per difenderlo. Cavour non nascondeva gli inconvenienti e i pericoli che comportava il suo progetto, e tanto meno le difficoltà che sarebbero sorte da parte della Nazione e dalla Santa Sede. Ma siccome gli appariva come l'unico possibile, riteneva pertanto che bisognasse subire gli inconvenienti ed affrontare coraggiosamente le difficoltà. Peraltro egli era convinto che le tendenze del secolo, del progresso delle idee, dello sviluppo della civiltà, fossero conformi a questo tipo di soluzione. Nel secolo subentrante, la separazione tra Chiesa e Stato sarebbe stato "un fait accompli et accepté par tous les partis". Tuttavia, nonostante questo suo profondo convincimento, riconosceva la necessità e convenienza di muoversi secondo i consigli di Parigi: negoziare con grande prudenza, senza però esagerare, e soprattutto, "ne rien conclure sans s'e^tre mis au préalable d'accord avec la France".
Casalino Pierluigi, 29.11.2014