COSCIENZA E INTELLIGENZE ARTIFICIALI

Si discute se pazienti apparentemente incoscienti - come noi quando sogniamo- possano restare nonostante tutto coscienti; e si discute se e quanto siano coscienti animali diversi da noi e se, in ultima analisi, se la coscienza sia sia evoluta e perché certe regioni della corteccia cerebrale siano essenziali per la coscienza ed altre no. Ciò, comunque, è già chiaro per il cervelletto: la ragione per cui non ha nulla a che fare con la coscienza è che, aldilà del grandissimo numero di neuroni, è organizzato in moduli separati che impediscono l'integrazione dell'informazione. Per concludere, la teoria della valutazione della coscienza ha implicazioni importanti per l'intelligenza artificiale, che sta creando sempre più freneticamente nuove macchine in grado di uguagliare e persino superare le nostre capacità cognitive ed intellettive. Eppure, a quanto pare ai ricercatori, anche se un domani un calcolatore fosse capace di replicare perfettamente tutte le funzioni cognitive di una persona cosciente, magari con una precisa e dettagliata simulazione di ogni neurone del suo cervello, non potrebbe essere cosciente, anche se citasse Dante e fischiettasse i Beatles, perché sarebbe soltanto una macchina che recita una parte, senza avere né esperienza soggettiva, né libero arbitrio; una macchina che esiste per noi, osservatori esterni, ma non per sé stessa, dall'interno. La ragione per cui un calcolatore con un'architettura tradizionale non potrà mai essere cosciente si fonda sul fatto che un calcolatore non può supportare un massimo globale di potere causale intrinseco ed irriducibile. il che pone varie questioni etiche, ma su questo argomento torneremo in altra occasione.
Casalino Pierluigi