L'antiscienza in Italia....

Redazione

di Giovanni Fioravanti

Se la scienza non fa cultura

Estratto

Non c'è da stupirsi dei tanti "novax" in un paese come il nostro in cui ci si può ancora vantare con vezzosa prosopopea di non capire nulla di matematica, di rifiutarsi di giungere a compromessi con le nuove tecnologie. Tutta gente che sguazza nell'epoca della post-verità tra bufale e pregiudizi e qui non c'è vaccinazione che ti possa salvare se non tornare a praticare la scienza in modo diffuso e capillare.
Siamo il paese in cui è nata la scienza moderna con Galileo Galilei, ma che dall'abitudine al pensiero scientifico ha divorziato, basti pensare all'avarizia di ore che i programmi delle nostre scuole riservano allo studio della matematica, della fisica e delle scienze naturali. Non abbiamo nemmeno conoscenza del nostro corpo che pure è l'ambiente naturale con cui più conviviamo, che ci dovrebbe essere familiare, invece la nostra salute è totalmente delegata al servizio sanitario nazionale, di conseguenza basta poco alla nostra ignoranza per intasare un pronto soccorso.
I tesori e le meraviglie che fanno la cultura della nostra terra non ci sarebbero se dietro non avessero la scienza, la fatica della ricerca, non le ipotesi metafisiche ma il linguaggio matematico. Noi abbiamo riassunto tutto nel vanto della cultura umanistica, così nelle nostre scuole anche del pensiero scientifico siamo riusciti a farne una narrazione.
Un paese che non ha cultura scientifica è un paese che non fa innovazione, è un paese più fragile, un paese più esposto, come accade, al contagio dell'anti-scienza.
Eppure il mercato e il futuro hanno fame di scienza. I dati dell'Istat dimostrano che i più alti livelli di occupazione si registrano tra i laureati dell'area ingegneria industriale e dell'informazione e tra i laureati dell'area delle scienze matematiche e informatiche. Contemporaneamente però i dati ci dicono che l'Italia ha troppo pochi laureati nelle discipline scientifiche e questo perché spendiamo poco in formazione. Di conseguenza il ridotto investimento colpisce proprio ciò di cui avremmo più bisogno: crescere una cultura scientifica con investimenti in strumenti, laboratori e personale preparato a partire dalla scuola primaria e secondaria dove si forma il pensiero e si indirizzano le scelte degli studenti.
In realtà è parecchio che la cultura scientifica costituisce un'emergenza per il nostro paese come per il resto dell'Europa. Da tempo le università hanno lanciato il segnale d'allarme di un costante e sensibile decremento delle iscrizioni ai corsi di laurea scientifici, fino alle più recenti difficoltà a trovare insegnanti di matematica da impiegare nelle cattedre del sistema formativo.
Le nostre scuole non riescono ad appassionare al pensiero scientifico, perché la scienza che vi si pratica è nozionistica, fatta di formule e nomenclature, di procedure già date, non affascina le menti, non impegna cervelli e intelligenze, non muove dalle "hypotheses fingo" alla scoperta. Dovremmo trovare i mezzi per alimentare le nostre scuole con le conoscenze sempre più profonde che si vanno maturando alle frontiere del sapere. Può più una puntata di Superquark o Planet Earth di un intero curricolo scolastico.
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*photo di repertorio