IL TELECOMANDO : IERI, OGGI E DOMANI



di Ivan Bruno

*tratto da Futurologia della vita quotidiana. Transhumanist Age (Asino Rosso ebook, 2017) a cura di R. Guerra e Associazione culturale Hyperion

IL TELECOMANDO : IERI, OGGI E DOMANI

Il telecomando, per definizione, è un dispositivo elettronico che consente di inviare segnali a un altro dispositivo situato a distanza. Sappiamo tutti com'è fatto un telecomando oggi e ricordiamo ancora i modelli "primitivi" degli anni '80.
Quanti di noi non sanno, invece, qual era il vero aspetto del primo telecomando della storia? Certo, quando si pensa al telecomando, il primo pensiero viene dedicato alla televisione. In effetti, la televisione è il primo dispositivo a cui è stato associato il telecomando per uso casalingo, ma non come lo conosciamo oggi.
Nel 1950, la Zenith Radio Corporation creò il lazy-bone, una scatola con dei grossi tasti collegata alla televisione con un cavo. L’idea era tanto rivoluzionaria quanto scomoda. Provate a immaginare il tipico marito americano e patriarca, seduto sulla sua poltrona, vedersi volar via il telecomando dalle mani perché il figlio, correndo, è appena inciampato nel filo. Oggi potrà farvi ridere pensare a un sistema di controllo così obsoleto, ma non bisogna dimenticare che, ancora negli anni ‘80, molti di noi hanno guidato macchinine elettriche attaccate, con un filo, al telecomando. E non parliamo di quanto tempo abbiamo dovuto aspettare per giocare a una consolle con il wireless.
Il lazy-bone ebbe vita breve, se consideriamo scarsa la durata di cinque anni. Nel 1955, la stessa azienda sviluppò il Flashmatic, un telecomando senza fili il cui funzionamento si basava su un fascio di luce da puntare verso una fotocellula installata sul televisore.
Il Flashmatic aveva risolto il problema del cordone ombelicale e l’utente era libero di spostare la sua poltrona in un punto qualsiasi della stanza. Tuttavia, anche questo sistema rivoluzionario, peccava di un grande difetto: la fotocellula era un componente elettronico capace di attivarsi se colpita da una fonte di luce e un raggio di sole penetrato da una finestra poteva cambiare canale a caso. Un bel guaio che avrà generato nervosismo gratuito all’interno di molte famiglie. La vita del Flashmatic, lo si può dire, fu breve. Durò appena un anno.
Dagli impulsi di luce si passò agli ultrasuoni e, sempre la Zenith, migliorò il suo telecomando senza fili lanciando sul mercato lo Zenith Space Command (da notare l’influenza fantascientifica degli scrittori dell’epoca). Gli ultrasuoni erano meno sensibili alle interferenze e un orecchio umano non li poteva percepire, a differenza di animali più ricettivi, come il cane. Il sistema durò 25 anni. Il migliore amico dell’uomo sopportò, nel bene e nel male, per ben un quarto di secolo senza che accadesse nulla di grave in grado di compromettere il mercato creato dalla Zenith.
Negli anni ‘70 arrivarono gli infrarossi, ancora in uso oggi. I raggi infrarossi sono un tipo di luce invisibile all’occhio umano, hanno il vantaggio di essere meno sensibili alle interferenze, rispetto al vecchio Flashmatic, e sono in grado di trasmettere al televisore ordini più complessi. Un upgrade studiato per migliorare lo stile di vita dell’uomo, non di certo ideato per riportare l’equilibrio nel mondo animale stressato per 25 anni dagli ultrasuoni.
Lo sviluppo del telecomando ha reso più confortevole la vita di chi era stufo di alzarsi dal letto per cambiare brano dal suo impianto Hi-Fi, ci ha dato modo di arrivare a guidare le nostre macchinine elettriche oltre la distanza di un filo.
In alcune televisioni di ultima generazione, i telecomandi usano onde radio che, al contrario degli infrarossi, permettono di comunicare con dispositivi situati dietro un ostacolo, anche se può sembrare stupido cercare di controllare una televisione da dietro un muro.
Oggi possiamo celebrare la comodità offerta da un telecomando, anche se siamo ancora lontani dalla perfezione. Dobbiamo sempre pensare a compre nuove batterie, pile, o mettere il dispositivo in carica. Oggi viviamo in una rivoluzione tecnologica che, dietro di sé, vede ancora il nastro di partenza ma, per un oggetto creato più di mezzo secolo fa, mi sarei aspettato da tempo un alimentazione a energia solare. Meno pile-spazzatura in circolazione e più tempo da dedicare ad altro per l’uomo che non deve andare a comprarle o gettarle.
Il domani dovrebbe presentarci innovazioni sorprendenti e il telecomando continuerà a evolversi. Per dirne una, il futurologo e transumanista statunitense Zoltan Istvan si è fatto impiantare un microchip nella mano e, come lui, altri 20000 esseri umani. Tra le funzioni di questo telecomando nascosto abbiamo l’avvio della macchina, accensione e arresto del computer, e pagamento come se avessimo una carta di credito. Quest’ultima funzione è la mia preferita, perché mi ricorda un mondo cyberpunk in cui la valuta viene trasmessa con chip di credito.
La mia visione di telecomando del futuro, e ne parlo nel mio racconto “Reizard Strike, reporter dello spazio” pubblicato in ebook nel 2017, è quella di un telecomando senza tasti, un dispositivo in grado di leggere, attraverso la pressione del pollice, i messaggi del cervello portati dal nostro sistema nervoso. Fantascienza o fantasia? Come l’avrebbe definita, l’uomo patriarcale del 1950, l’idea di un telecomando senza fili?
L’esempio di Zoltan Istvan è un dato di fatto e rappresenta una scienza definita. Mi basta questo per credere che, un domani, la mia idea di telecomando tattile possa concretizzarsi in un impianto sottocutaneo in grado di leggere i pensieri umani. Le funzionalità e le migliorie apportate allo stile di vita umana e, perché no, anche animale? Infinite.

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