SE IL FUTURO HA L'ANIMA DEL PASSATO

L'input, a conferma dell'evoluzione dei tempi così prevista da lui, è venuto da un pc: merito della raccolta e dell'interpretazione  di una grande mole di dati, tratti dalle sue opere, da cui l'ipotesi di lavoro; e la riprova dalle analisi di laboratorio sulle tesi cognitive di questo genio del pensiero, cioè Ibn Rushd ovvero l'Averroè dei latini.. Studi di bioinformatica hanno suggerito che il gene neurologico della mente potesse essere coinvolto con la formazione delle sinapsi, ossia le connessioni che permettono ai neuroni di entrare in contatto e di comunicare tra loro, senza farli morire. Cosa c'entra Ibn Rushd con tutto questo? C'entra eccome, se ci si riferisce alle sue riflessioni sulla conoscenza che lasciano intendere che esista un campo neuropsichico che va di pari passo con la sensibilità dell'anima; un discorso che ci porta dritti a quel concetto di immaginale che si è avuto modo di considerare a suo tempo anche su Asino Rosso. In altri termini l'antidoto all'accumulazione di ignoranza nel nostro cervello è l'esercizio della sapienza, una sapienza che apre l'orizzonte del futuro dell'uomo. Il grande filosofo Ibn Rushd (l'Averroè dei latini, dunque) diceva che una casa senza libri è una casa senza dignità. E i libri sono la base del sapere. Noto anche per altre sue posizioni moderne, Ibn Rush, venerato da Dante, è uno dei padri dell'Europa, pur restando ancorato al mondo islamico, di cui fu uno straordinario pensatore. La ricerca scientifica e soprattutto l'avventura dell'uomo nello spazio per raggiungerne i limiti consentiti rispondono ad un movimento dell'intelligenza che recupera la dimensione umanistica per immetterla nella sintassi della conoscenza avanzata e multipolare, vivono nella mente di questo filosofo. E se, è vero, Ibn Rushd recupera il cuore antico della cultura greca, riproponendone le conquiste della della coscienza, è anche vero che tra le righe delle sue opere si coglie, inedita, una incredibile lezione futurista. In un tempo in cui si punta a condividere solo immagini e a spersonalizzarsi, sminuendo la facoltà fantastica, appare sorprendente il lascito di questo ancora in gran parte sconosciuto messaggero delle idee e dell'innovazione. Ci sono pagine di Ibn Rushd che ci propongono un modello di città e di convivenza di alto valore civile, ben diverso dalla settaria lettura dei principi musulmani classici. che rappresenta uno dei tanti modi per rendere ostinatamente arretrata le società di quei paesi di antica civiltà. La richiesta di misure orizzontali non mirate a comparti, ma finalizzate ad un risultato globale della vita associata, forniscono in Ibn Rushd una via d'uscita dal sottosviluppo non solo economico. Lo studio del diritto e le intuizioni cosmiche che Ibn Rushd coltiva fanno del filosofo andaluso un pilastro dell'illuminismo antico. Si ritrovano in lui persino ardite speculazioni sulla pluralità dei mondi e sulla pluralità delle dimensioni e del loro intrecciarsi in una realtà anche duplex a cavallo tra il reale e il virtuale. Segno che la libertà di pensiero, oltre ogni dogmatismo, non vive in ristretti confini in questa o in quell'altra parte dell'universo. Per cambiare, sembra dirci Ibn Rushd, bisogna ascoltarsi. Il futuro è in noi, nella nostra capacità e volontà di fare storia, di fare scienza, di creare l'uomo nuovo. Si tratta di una rivoluzione culturale ancora sottovalutata. Sommerso da fiumi di eloquenza e di studi, Ibn Rushd riemerge dalle nebbie del passato e punta il dito contro chi pretende di occultare la ragione con la presunzione e la superstizione del cattivo maestro. E far ripiombare l'umanità nell'abisso dell'ignoranza di massa. Ecco perché il futuro non può non avere l'anima del passato. Questo il senso del nuovo futurismo.Un futurismo che libera la scena della mente non solo curandola dalle tossine dei rifiuti biologici, ma la ripulisce dalle idee che ne deformano l'espressione.
Casalino Pierluigi