Marinetti, "Manifesti futuristi" (Tiemme ebook, 2017, a c. di R. Roversi) , la prefazione di R. Guerra
"I Manifesti del futurismo (e del Futuro)
In certo senso i famosi manifesti futuristi tutt'oggi testimoniano le migliori e più lungimiranti espressioni letterarie della prima avanguardia storica: in una doppia modulazione, sia in senso stretto poetico/artistico che diversamente sociale e futuribile ante litteram. In senso globale i manifesti come Parole in Libertà letteralmente futuriste (non solo i testi di Marinetti) , ...letteralmente esitano ancora "superiori" e "godibilissime" rispetto a certa pur mica banale produzione letteraria stretta dei vari Marinetti, Palazzeschi, Govoni, Cangiullo e tanti altri.
Quasi tutti scritti e-o ispirati da Marinetti, senza dimenticare Boccioni per la Pittura, Sant'Elia per l'architettura, gli stessi Balla, Depero, Filia... e altri, i manifesti del futurismo, come noto, ambivano a una vera e propria ricostruzione ex novo non solo dell'universo in senso immaginale, ma semmai della vita arte stessa e della cultura, dopo la scienza e la tecnologia, la cosiddetta modernità. In ogni campo praticamente i futuristi ficcarono il naso splendidamente e con ineguagliato spirito rivoluzionario: anche la cucina e anche la matematica.
Obiettivo dei futuristi era (ed è ancora in certi eredi contemporanei di cui solo un accenno alla fine) l'Uomo Nuovo, il Mondo Nuovo, la vita come opera d'arte e in fondo scienza per gli archetipi (diremmo oggi) centrali del linguaggio futurista: ovvero semplicemente la Macchina e le Macchine. ( e nel loro già visibile all'epoca- primissimo novecento- formidabile divenire storico e tecnologico). Ancor più che le opere artistiche specifiche (letterarie, pittoriche, scultura....) sono i Manifesti l'essenza del linguaggio futurista, sorta di esperimenti (simultanei) – ed ecco la modulazione extra-artistica- per andare oltre l'arte, captare il futuro prossimo e remoto, generare l'arte stessa come mutazione storica verso la scienza, l'arte come scienza dell'immaginario, col senno di poi.
Dei manifesti stessi si è troppo spesso sottolineato le novità strettamente artistiche , indubbiamente e storicamente fondamentali, ma – limite poi degli accademici e dei critici o storici dell'arte – esorcizzando il focus essenziale del Futurismo, pure in primo piano, l'arte o estetica della macchina e della scienza, ma quale scienza?
Ecco e – secondo noi – già esplicito e consapevole nei futuristi storici, ancor più delle opere, proprio il linguaggio dei manifesti ( spesso osteggiato per un motivo o per l'altro), letterario, ribadiamo, evidenziava e evidenzia cifre di parola e memi apertissimi futuristi comprensibili appieno solo nel secondo novecento e nel duemila, già paralleli alla nuova scienza contemporanea dell' epoca e altro che positivismo: dalla nuova fisica contemporanea, alla cibernetica che sarebbe venuta. "Futuri" neoscientifici postpositivisti - qualunque sia l' argomento o tema specifico dei Manifesti... con una costante ancora poco nota, un cortocircuito Parola, riflessioni ad esempio artistiche ma con linguaggio "meccanicistico" e viceversa (stranamente scambiati da certi umanisti dell'epoca e non solo come irrazionalismo o mero vitalismo....) che, piaccia o meno, fanno ancora oggi del Futurismo, la vera matrice di qualsiasi avanguardia: diciamo la matrice, non necessariamente la più artistica o la più filosofica, ma se si parla di tecnoscienza....
Riassumendo e alla luce di certa Renaissance Futurista degli anni duemila, il nostro stesso percorso e di altri colleghi scrittori, artisti e futurologi ha portato alla luce la vera essenza sia oltre artistica che futuribile del futurismo, come segnalano inediti stessi nuovi "piccoli" manifesti contemporanei. Si vedano in merito per approfondire i micromanifesti di chi scrive ("Nuovi Futuristi-Nuovi Umanisti", Este Edition), i Manifesti Netfuturisti di A. Saccoccio (Avanguardia 21), Il Manifesto transumanista di R. Campa (Sito AIT), i Manifesti della rivista "Futurismo Oggi", diretta da Enzo Benedetto (1905-1993) – il più importante tra gli epigoni futuristi – e molti altri, anche "trasversali" come Graziano Cecchini (che nel 2007 e nel 2017 ha tinto di rosso l'acqua della fontana di Trevi).
Per concludere e chiudere il cerchio, meri manifesti complementari che rilanciano tutt'oggi i Manifesti storici futuristi verso il futuro, per estetiche scientifiche e parole nuovamente piene (e non liquide) quantomai urgenti per ridare senso e logica alle odiernre società postmoderne e postumane.
di Roberto Guerra*
*Roberto Guerra, tra i promotori del neofuturismo contemporaneo: tra i suoi numerosi lavori critici sul futurismo ricordiamo "AA.VV. Marinetti 70. Sintesi della critica futurista, co-curatore con A. Saccoccio (Armando editore, Roma, 2015); tra gli autori G. B. Guerri,. G. Berghaus, G. Di Genova, L. Tallarico, G. Carpi e altri. "
Info
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