L'IDENTITA' COME PROCESSO DI VEROSiMIGLIANZA DELL'INESISTENTE

Si è creduto spesso che la letteratura fosse u
n palcoscenico di personaggi e figure che solo in virtù di un processo di verosimiglianza potessero diventare di carne ed ossa. M all'inizio del XX secolo Pirandello ci aveva messo in allarme sull'opportunità di considerare reali molti degli elementi che il tempo e la storia avrebbero sconsigliato di ritenerli tali. E da allora erano cominciati i problemi dal momento che nessuno aveva più ragione o torto come prima, in termini di corporeità. Persino Italo Calvino, il più dubbioso sui sintomi del moderno, aveva immaginato qualcosa che ha soltanto forma umana (la figura del "cavaliere inesistente"), ma che di fatto è solo una corazza vuota. In questo senso era stato abile nel giocare con le categorie dell'invisibilità, che sono certamente altro rispetto ai parametri della leggerezza  e che, in qualche modo, anticipano di almeno quarant'anni il paradigma liquido di Bauman. L'inesistenza, dunque, funziona nei termini di invisibilità e la stessa invisibilità evoca il grande spazio dei rapporti umani. Nessuno di noi fa attrito con la natura.e con la storia.  e ciò già Calvino ce l'aveva predetto nel 1960. Siamo all'atipicità dei non luoghi: il mondo della rete e dei social è un mondo in cui si fa più morbido e strisciante il conflitto tra reale e digitale.
Casalino Pierluigi