MAL D'AFRICA. ITALIANI CHE SCELSERO L'AFRICA

Ci fu un tempo, non troppo lontano - anche se in parte qualcuno compie ancora lo stesso tragitto per sfuggire dalla crisi del Bel Paese- in cui l'Africa era considerata terra di migranti (in senso contrario a quello che accade oggi in proporzioni meno ampie però), specie per quegli italiani alla disperata ricerca, in ossequio alla propaganda del regime fascista, di un posto al sole; mentre in patria "si fa" la fame - e in questi giorni non sembra andare diversamente- "quanti soldi ha il governo (fascista) da buttare in Africa? Non capisco dove li prendano!" si diceva allora. Eppure i denari si trovavano (ma anche adesso, aldilà della perdurante sfavorevole congiuntura, nonostante i proclami della demagogia di stato, anzi delle statistiche false e bugiarde). Si trovavano eccome se si riuscire ad organizzare una fastosa expo ad Asmara in Eritrea, quando Curzio Malaparte scriveva "L'Africa non è nera",  raccontando nel 1939 sulle colonne del Corriere della Sera  l'impero italiano di Abissinia e dintorni. Di microsaghe famigliari di italiani d'Africa partiti per esempio dal Triveneto sono piene le cronache. Per quanto ricordo la storia a me più nota è quella dei Consalter, ritornati poi a Laigueglia (SV), mio paese di nascita, dove aprirono un autofficinba con autorimessa di nome appunto Asmara, oggi concessionaria e salone d'auto con parcheggi. Queste vicende non hanno reciso le radici con la loro Africa anche ora che quel continente cerca da noi ricetto. Ciao CONSALTER, per un futuro migliore ritrovando il tuo passato.
Casalino Pierluigi