Letteratura e Scienza: il Sesso Quantico di Fabrizio Ulivieri



di Roberto Guerra

 Postfazione a Fabrizio Ulivieri, "Cecilia 2.0" (eBook Asino Rosso, 217)

 

Fisica e sessualità caratterizzano la parola speciale di Fabrizio Ulivieri, scrittore di particolare equilibrio narrativo e  “outsider” rispetto certa narrativa contemporanea liquida e evanescente.
Come in romanzi quasi saggi del recente passato, Ulivieri ha il raro dono di mixare erotismo ai limiti del porne (ma nell'accezione “classica) con una cifra di scrittura non solo raffinata e vellutata, anche colma di “significanti” colti: ad esempio giocando sul titolo della protagonista, la misteriosa diversamente cat woman Cecilia, in questo breve racconto squisitamente 2.0,  il menu è come una Sofia tutta da disvelare letteralmente.
Ambientato nella Firenze eterna città d'arte renaissance, tra erotismo alla Bataille dell'era digitale e un micro noir a metà tra gialli e spionaggio all'americana e witz vagamente fanta alieni, Cecilia, dalla paleoindustriale Detroit,  in missione segreta  dagli Usa  e addestrata come un robot femmina  smarrisce i suoi rigidi algoritmi operativi e quasi colpita dalla Sindrome di Stendhal s'innamora   innestando complicazioni fatali.
Come accennato  trionfa la sublime superficie di un Wilde nei significanti concettuali dell'autore, capace di conciliare con leggerezza intrigante passaggi quasi alla Bukowsky e citazionismi complementari e strutturali di Aristotele e Lao Tze, oltre a una sorta di password incipit di Noam Chomsky!
Va da sé  la parola in certo senso cibernetica virtuosa di Ulivieri evoca persino il Tao della Fisica celeberrimo di F. Capra, come una app  compressa e “seminale”:  una “pornologia” della vita quotidiana  fiorentina, a volte quasi atemporale, quasi brecce, appunto, dal/nel rinascimento, oppure certo primo novecento.
La scansione del racconto è essenzialmente visuale, cinematografica  e persino video:  non fosse per l'archetipo in primo piano di Firenze, Ulivieri non sembra un autore italiano, semmai anglosassone e dalla parola simultaneamente piena e minimalista alta, vocali e consonanti frullano come un minimum maximum  e viceversa. 
In pillole e riassumendo e come già evidente nei suoi precedenti lavori, Ulivieri fa narrativa scientifica, senza fare fantascienza se non in senso laterale,  nello specifico percorso letterario in Italia distante secondi-luce dalle parole vuote di troppi letterati quasi ectoplasmatici.
Mentre nel'autore, semmai spiccano le ”relative” nanosincronie se non sintroprie di particelle e elettroni, dalla Fisica quantica e l'amore come un entaglement ( o il numero come “Spirito”)  che colpisce come un atomo Cupido, in queste pagine,  rivitalizzando la bellezza della materia vivente (erotismo incluso).
Contro certa Meccanizzazione dei battiti cardiaci o vibrazioni sinaptiche  come apparenza ma anche pretesto di certo Moloch  attuale  orwelliano e  inquinante l'America che fu di Colombo e Kennedy, ma anche l'attuale Neuropa...
Insomma una narrativa metapoliticamente, “psicothriller” e eroticamente scorretta.

SINOSSI

Fisica e sessualità caratterizzano la parola speciale di Fabrizio Ulivieri, scrittore di particolare equilibrio narrativo e  “outsider” rispetto certa narrativa contemporanea liquida e evanescente.
Ulivieri ha il raro dono di mixare erotismo ai limiti del porne (ma nell'accezione “classica) con una cifra di scrittura raffinata e vellutata, colma di “significanti” colti: ad esempio giocando sul titolo della protagonista, la misteriosa diversamente cat woman Cecilia, in questo breve racconto squisitamente 2.0,  il menu è come una Sofia tutta da disvelare letteralmente.
Ambientato nella Firenze eterna città d'arte renaissance, tra erotismo alla Bataille dell'era digitale e un micro noir a metà tra gialli e spionaggio all'americana e witz vagamente fanta alieni, Cecilia, dalla paleoindustriale Detroit,  in missione segreta  dagli Usa  e addestrata come un robot femmina  smarrisce i suoi rigidi algoritmi operativi e quasi colpita dalla Sindrome di Stendhal s'innamora   innestando complicazioni fatali.

*Fabrizio Ulivieri, di Firenze, ha pubblicato "L'eterno r


itorno" (Akkuaria), "Storia di Pelo il ragazzo che vinse la Milano- Sanremo" in Dizionario del ciclismo italiano (Bradipolibri), "Albert Richter un'aquila fra le svastiche - Il ciclismo tedesco tra nazismo ed esoterismo (1919 - 1939)" (Bradipolibri), "Il culo e la riduzione fenomenologica" (Montag Edizioni), "Il Ritorno che non volevo" (Amazon), "Il sorriso della meretrice" (David e Matthaus), "Rugile" (Giulio Perrone, 2017). Ha pubblicato alcuni articoli di linguistica e grammatica sul prestigioso Studi di grammatica Italiana edito dall’Accademia della Crusca e sulla rivista tedesca Zeitschrift für italienische Sprache und Literatur. E’stato inoltre apprezzato collaboratore de Il Ciclismo.it,  per cui ha scritto racconti, cronache, storie, pezzi satirici. Durante gli anni 2011-2013 anche seguìto critico cinematografico per il Politico.it