Dante e l'Islam. Altre considerazioni.

Si è spesso (ed ancora detto) che una parte notevole delle coincidenze notate tra il LIBER SCALAE o Libro della Scala e la poesia di Dante (cioè la Commedia, in particolare) possono essere spiegate attraverso altre fonti, e perciò non solo mediante relazioni dirette, come ormai pare certo (Maria Corti, Luciano Gargan ed altri) tra l'arabo-spagnolo e la Divina Commedia, appunto. Certamente. ed in molti casi è sicuro che la coincidenza tra la "Scala" e la Commedia dantesca concorrano coincidenze con fonti bibliche o classiche. Ma questo non vuol dire che Dante o un poeta o un artista qualsiasi non possa avere ispirazioni da più fonti confluenti e non possa, soprattutto, riunire in una sola emozione - e quindi in un'unica espressione artistica -impressioni destategli da punti diversi. Anzi avviene talvolta che in queste apparenti concorrenze il dato che ci sembra storicamente originario sia invece quello che meno ha travagliato la fantasia del Sommo Poeta; e l'ispirazione immediata gli sia invece da quel che noi storicamente penseremmo un dato derivato. Un esempio è quello dell'episodio di Ordauro e Folderico conte di Altamura nell'Orlando Innamorato del Boiardo, in cui si narra di un espediente che in genere si fa risalire al Miles Gloriosus di Plauto, ma, in realtà, per quanto innegabilmente il Boiardo conoscesse Plauto, la circostanza ha un'immediata origine in un racconto orientale che, entrato a far parte del "Libro del Sendebar" era stato tradotto in Spagna dall'Infante Don Fadrique, nel 1253, nel suo "Libro de los enganhos e los asayamentos de las muyeres" ed ebbe larghissima popolarità nella novella occidentale del Medio Evo, mentre d'altra parte in Oriente venne infine incluso nelle Mille e Una Notte. Così un poeta un poeta umanista del Rinascimento va ricollegato non con Plauto, come  sarebbe facile creder a prima vista, ma con un racconto arabo, in apparenza più lontano da lui. Per andare, tuttavia, oltre alla relazione tra IL LIBER SCALAE e La Divina Commedia, si può verificare che, in tanto affluire di notizie sull'escatologia musulmana in varietà di gradi culturali ed in tanto discutere e disputare nell'Occidente latino, il solo Dante sia rimasto fuori di queste correnti culturali dell'epoca sua? E a questo punto, per concludere, tralasciando la vexata quaestio delle fonti arabospagnole, va ricordata anche una recente scoperta del "Viaggio dell'Anima", un opuscolo latino di essenziale importanza storica, che, -ispirandosi, come appare, alla filosofia di Ibn Sina^ (Avicenna) - che descriveva l'itinerario dell'anima verso la salvazione (quasi riecheggiando anche in qualche modo il concetto del modello del'Itinerarium nentis in Deum di S. Anselmo d'Aosta), attraverso i vari cieli e le varie "miserie" infernali. Questo opuscolo, contenuto in un manoscritto della fine del secolo II, la cui origine è stata accertata essere nello studio di Bologna (dove era conservato lo stesso LIBER SCALAE), che era uno dei centri di diffusione dell'Avicennismo  nell'Europa medievale, è già una visione filosofica di un viaggio nei regni dell'Oltre-tomba verso il Supremo Bene. E le sue connessioni con il mondo culturale arabo non sono dubbie. Si tratta di una nuova considerazione che premia l'intuizione di Asìn Palacios.
Casalino Pierluigi, 26.12.2014